Per esprimere la mia personale esperienza con la “didattica dell’emergenza” a distanza, come mamma e come rappresentante di 2 classi (ho 2 figli in due plessi scolastici differenti, uno alla secondaria e uno alla primaria), posso sicuramente testimoniare la notevole difficoltà incontrata per alcuni genitori e in generale per tutti nel gestirla: limitante per gli insegnanti e mediocre nella qualità di istruzione che viene offerta ai nostri figli (non a causa dei docenti, ma proprio a causa della digitalizzazione).
Inoltre non si cura degli aspetti basilari su cui si fonda la scuola: un’offerta variegata nei metodi di insegnamento e il rapporto che s’instaura tra insegnante e studente, attraverso la frequentazione quotidiana dei locali adibiti all’istruzione scolastica.
Inoltre non si cura degli aspetti basilari su cui si fonda la scuola: un’offerta variegata nei metodi di insegnamento e il rapporto che s’instaura tra insegnante e studente, attraverso la frequentazione quotidiana dei locali adibiti all’istruzione scolastica.
Tutto ciò, se viene ribaltato (per meglio dire “scaricato”) su totali incompetenti, quali noi genitori siamo – alla luce del fatto che non abbiamo studi che ci consentano di applicare un metodo e svolgiamo attività professionali completamente differenti da quelle degli educatori e dei docenti, -produce inevitabilmente un effetto catastrofico. Per di più gravando ulteriormente sulle famiglie, in quanto non solo i figli sono a casa tutto il giorno, ma i genitori si sono dovuti “inventare” insegnanti/educatori, continuando nel contempo a lavorare per garantire il minimo della sopravvivenza al proprio nucleo familiare (sì, perché dell’arrivo degli ammortizzatori sociali per il momento non si è visto niente).
Tutto ciò rasenta qualcosa di inapplicabile anche con le migliori intenzioni.
Il sistema d’istruzione italiano è stato sottoposto, nel corso degli anni, a numerose innovazioni legislative, molte delle quali hanno interessato proprio l’organizzazione dei percorsi didattici e hanno introdotto modifiche sostanziali nell’articolazione dei titoli di studio rilasciati da scuole, università ed altri istituti d’istruzione. Per questi motivi nutro la profonda preoccupazione sul grado di preparazione che stanno ricevendo i nostri figli che, secondo l’attuale Ministro dell’Istruzione, concluderanno ugualmente l’anno scolastico conseguendo pure un titolo di studio! Potrà mai essere un titolo di studio all’altezza di quello conseguito in condizioni di normale attività? Non lo credo assolutamente…
Credo che la “didattica dell’emergenza” a distanza sia un ottimo strumento per mantenere un minimo di rapporti sociali per i nostri figli e per mantenere accesa la fiamma del saper apprendere, nonché per ripassare ciò che si è già appreso, ma considerarla uno strumento di preparazione adeguato al conseguimento dei vari titoli di studio lo trovo un insulto all’istruzione, per di più ricco di controsensi.
Il mio modesto parere sulla pandemia globale, visto che l’OMS non ha ancora prodotto un documento ufficiale in merito, è che la Ministra dovrebbe considerare chiuso (perso) l’anno scolastico 2019/2020, senza promozioni, bocciature o titoli di studio, mantenendo aperte le raccomandazioni date finora sul fare didattica.
Questa è coerenza in emergenza sanitaria. Si ferma tutto e non si delega il lavoro ad altri che non sono nelle condizioni di poterlo svolgere.
Il mio modesto parere sulla pandemia globale, visto che l’OMS non ha ancora prodotto un documento ufficiale in merito, è che la Ministra dovrebbe considerare chiuso (perso) l’anno scolastico 2019/2020, senza promozioni, bocciature o titoli di studio, mantenendo aperte le raccomandazioni date finora sul fare didattica.
Questa è coerenza in emergenza sanitaria. Si ferma tutto e non si delega il lavoro ad altri che non sono nelle condizioni di poterlo svolgere.
Cristina
Stato a distanza.
Vogliono far fallire anche quel pezzo di buona scuola che avevamo. Depotenziare gli ottimi insegnanti di cui potevamo ancora vantarci e demotivare i nostri ragazzi, riducebdoli a larve davanti a uno schermo luminoso ma dannoso.
E poi i sudditi che applaudono nel vedere consolidare questa “didattica dell’emergenza” a distanza, in modo che “si possa riprendere anche dopo che l’emergenza sia finita.” …Che bella prospettiva!
Io di “distante” vedo solo le relazioni, l’empatia, l’umanità, i diritti, la salute, la Costituzione e quella società che in nostri nonni con sacrificio avevano costruito.
Non chiamatemi didattica quel teatrino a cui stiamo assistendo. Può andar bene una settimana, due, un mese, ma adesso baasta!
Non chiamatemi didattica quel teatrino a cui stiamo assistendo. Può andar bene una settimana, due, un mese, ma adesso baasta!
Abbiate almeno l’onestà di dirlo chiaramente quali sono le vostre reali intenzioni!
Silvio
Sono la mamma di due bambini di 7 e 11 anni.
Volendo riportare la nostra esperienza di “didattica dell’emergenza” a distanza e volendo utilizzare termini medici, la potrei definire un palliativo che può essere somministrato per brevi periodi e in acuto, dopodiché, se assunto a lunga durata, potrebbe causare anche la morte.
Sì: la morte della capacità di sorridere, di condividere, di diventare autonomi e responsabili. Senza parlare dei danni a livello emotivo, sensoriale e fisico.
Sì: la morte della capacità di sorridere, di condividere, di diventare autonomi e responsabili. Senza parlare dei danni a livello emotivo, sensoriale e fisico.
I miei bambini sono chiusi in casa da oltre un mese e mezzo e le crisi di isteria e ansia, mista a nostalgia e fuga dal reale diventano sempre più frequenti. Non si capisce perché tutte le scuole d’Europa riaprano e l’Italia affermi che la riapertura sia improponibile.
Potrebbero aprire le classi dividendole in gruppi in maniera tale da mantenere le distanze, organizzare più turni di lavoro, ridurre magari le ore scolastiche da sei a quattro. almeno per il momento, e sfruttare i diversi insegnanti che intervengono per le compresenze per svolgere i vari turni di insegnamento.
Potrebbero aprire le classi dividendole in gruppi in maniera tale da mantenere le distanze, organizzare più turni di lavoro, ridurre magari le ore scolastiche da sei a quattro. almeno per il momento, e sfruttare i diversi insegnanti che intervengono per le compresenze per svolgere i vari turni di insegnamento.
Soluzioni ne possiamo trovare tante, il problema è trovare chi le accolga.
Di fatto a settembre se non riapre la scuola penso che non accetterò alcun tipo di “didattica dell’emergenza” a distanza e inviterò tutti i genitori e i docenti a rifiutarla, anche perché l’emergenza va scemando e sembra che si stiano trovando le cure adatte ai sintomi causati dal virus.
Non lasciamoci imbrigliare nella morsa del terrore, in quanto ci impedirebbe di ragionare con lucidità!
Con l’augurio che i nostri figli possano tornare a usufruire di una istruzione che gli spetta di diritto, vi saluto e ringrazio per l’opportunità.
Non lasciamoci imbrigliare nella morsa del terrore, in quanto ci impedirebbe di ragionare con lucidità!
Con l’augurio che i nostri figli possano tornare a usufruire di una istruzione che gli spetta di diritto, vi saluto e ringrazio per l’opportunità.
Maria Luisa , mamma siciliana.
Riapriamo le scuole! Adesso basta, i numeri dei ricoverati in terapia intensiva si sono (ricordo che era il problema principale) ridimensionati? Bene, riapriamo le scuole: non ci sono solo problematiche economiche e industriali, ma anche psicologiche e sociali di un’intera generazione.
Ci sono tanti bambini e soprattutto tanti adolescenti in un’età critica, difficile, complessa, costretti a non socializzare da oltre un mese e mezzo. E non si può definire socializzare guardare l’assenza di contenuti su Instagram. Adesso basta!
Ci sono tanti bambini e soprattutto tanti adolescenti in un’età critica, difficile, complessa, costretti a non socializzare da oltre un mese e mezzo. E non si può definire socializzare guardare l’assenza di contenuti su Instagram. Adesso basta!
La scuola non è solo istruzione, “sapere”, ma è anche conoscenza dell’altro, socializzazione e, non dimentichiamocelo, un ascensore sociale!
E’ svantaggiato chi non ha i mezzi per la “didattica dell’emergenza” a distanza e chi non ha i genitori con una cultura adeguata che possano coprire i vuoti formativi dovuti a questa situazione.
E’ una soluzione classista e anticostituzionale !
Occorre una vera riflessione per valutare il rapporto costi/benefici di questa chiusura forzata.
Fabrizio
Spedisci anche tu, sotto forma di lettera aperta all’indirizzo tutela.scuola@lascuolacheaccoglie.org, le tue esperienze sulla “didattica dell’emergenza” a distanza e le soluzioni che “funzionano” – anche se non ottimali – che temporaneamente sono state adottate! Le pubblicheremo in home page sul nostro sito e nella sezione IL CORAGGIO DI TUTELARE LA SCUOLA