Sto osservando, come probabilmente stanno facendo in tanti, il corso degli eventi per cercare di capire se in tutto quel che sta accadendo c’è una logica, un senso, una direzione.
Se la guardiamo molto dall’alto tutta questa situazione ci è chiaro che è un Big One, una devastazione provocata da un grande terremoto, che sicuramente sta conducendo verso un nuovo assetto, una nuova ricostruzione, non più sulle fondamenta delle vecchie strutture rigide della città umana, ma in altra sede… in altri contesti.
Forse ci è difficile lasciar andare, contemplare le rovine senza rimpiangere le costruzioni che c’erano. Quelle han finito il loro corso, non hanno più nessun motivo di esistere. Sono servite per un lungo periodo, adesso è arrivato il momento di lasciar andare.
Forse adesso ci è chiesto di guardare al nuovo dirigendo lo sguardo in un’altra direzione, magari opposta.
Se la città umana era costruita a nord ora forse è il caso di guardare a sud, verso la luce.
Ad ognuno si impongono scelte coraggiosissime, se ci è chiaro questo: ai genitori è chiesto di tutelare i propri figli da leggi ingiuste, agli anziani è chiesto di avere il coraggio di vivere senza condizionamenti, ai giovani è chiesto il coraggio di indagare per non cadere nelle maglie di quel pensiero unico che diventa un recinto percettivo liberticida, e a quelli della mia età, la mezza, di avere il coraggio di parlare, di denunciare le incongruenze, le mafie, le connivenze, i sotterfugi, gli inganni.
A tutti è chiesto il coraggio di parlare con lingua dritta, non biforcuta e di agire di conseguenza.
Noi italiani abituati a trovare sempre scappatoie stavolta siamo tutti intrappolati: le scappatoie portano a vicoli ciechi. C’è un’unica strada: quella maestra, fatta di scelte coraggiosissime. E quel coraggio lo dobbiamo trovare, per scongiurare un altro Big One e per costruire la nostra nuova comunità umana in spazi sicuri, lontani da faglie instabili e pericolose.
Poi se invece abbassiamo lo sguardo, quello che vediamo è a dir poco assurdo e incongruente e sembra proprio non avere logica, senso né direzione. Ma si sa: è una visione parziale, senza l’insieme.
In questo periodo io ho fatto le mie indagini e ai negozianti imbavagliati dalle mascherine ho fatto la solita domanda: “Ma a sera come ti senti, dopo aver portato la mascherina per tutte queste ore?”
– “Mi è venuta un’eruzione cutanea perché sudo e il sudore mi irrita la pelle”
– “Mi si abbassa la voce”
– “Faccio fatica a respirare”
– “Mi sento molto più stanco del solito”
– “Faccio fatica a connettere, sono in confusione mentale”
– “Ora che mi ci fai pensare quando vado in palestra ho la metà della resistenza che ho di solito, mi stanco subito…”
A tutti dico sempre la stessa cosa: “ma ti sembra normale?” e poi “l’hai detto al tuo dottore?”
–“Non ci ho pensato…”
– “Ma se non glielo dici come fa a valutare se le mascherine sono adatte a te, se ti fanno danno?”
E concludo: “Perché vedi se tutti stanno zitti, nessuno saprà mai quale è l’entità del danno di questi che sono nati per essere presidi chirurgici, da utilizzare in determinati ambienti e per poche ore al giorno e solo se strettamente necessario.”
– “Hai ragione, non c’avevo pensato a questo!”
Ecco perché invito i giovani ad indagare, questi erano tutti ragazzi giovani, che non avevano pensato…
E perché non ci si pensa a controllare la propria salute?
Forse perché non si pensa di aver diritto ad uno stato di salute ottimale?
Forse perché si ha più paura di essere contagiati da un virus X che degli effetti collaterali che, a lungo termine, procurerà l’inibizione dei livelli d’ossigeno nel sangue?
O forse perché non si ha il coraggio di esporsi con domande o richieste sconvenienti, che esulano dal pensiero dominante e dalla regola imposta?
Ecco perché parlo di coraggio.
Coraggio di volersi bene, di non credere a nessuno se non dopo aver sperimentato sulla nostra pelle la giustezza delle scelte di altri.
Perché una legge è sempre un’interpretazione e alla fine una scelta di altri, che dovrebbe essere per il nostro bene, ma non in questo momento storico, e forse a pensarci bene non lo è mai stata.
Ci sono sempre altri interessi superiori oltre il bene della Comunità Umana.
Coraggio di uscire allo scoperto con domande e richieste scomode allora.
Coraggio di dissentire e denunciare ciò che non ci sembra giusto per noi, per la nostra salute.
Perché se ai medici fossero arrivate tante segnalazioni di quel tipo che sono arrivate all’orecchio a me, forse, e dico forse, il Ministero della Sanità avrebbe dovuto (come comunque doveva fare da subito) occuparsi di valutare l’opportunità di procrastinare una legge che impone l’uso delle mascherine, in assenza di rilevazioni statistiche circa gli effetti collaterali sulla popolazione italiana.
Anche se tante attività non hanno riaperto, quelle che hanno dipendenti costretti a non levarsi mai la mascherina per 6-7-8-9 ore al giorno, sono tantissime.
Nessuno fa loro delle domande? Nessuno fa una statistica? Dove sono i giornalisti che fanno un servizio su questo aspetto di vita quotidiana così diverso dal solito?
Questa faccenda mi ricorda l’assenza di statistiche sugli effetti collaterali dei vaccini sulla popolazione pediatrica, mi ricorda l’omertà di molte componenti del settore sanitario che invece avrebbero dovuto scrivere e dichiarare, mi ricorda il silenzio della stampa, e la mancanza di dati certi e disponibili sull’impatto che, 10 vaccini in pochi mesi di vita di un neonato, procurano sulla sua salute a breve, medio e lungo termine.
E a proposito di bambini, come insegnante dichiaro che finché non mi saranno sottoposti dati statistici scientifici sulla convenienza e l’innocuità dell’uso protratto delle mascherine, io mi sentirò in dovere morale di non farle indossare ai miei alunni e neppure le indosserò io, che certamente posso affermare di non poter respirare neppure 2 minuti dietro alla maschera, se ho il naso coperto.
Io non sarò responsabile dei danni alla salute dei miei alunni, prima ancora che ricompaia un nuovo virus.
Gli espertoni della task force, pensano davvero che quegli italiani che hanno costretto a mascherarsi, già da 4 mesi saranno fisiologicamente più sani di un anno fa e quindi meno vulnerabili ai virus?
Se sì voglio vedere, perché è mio diritto, i dati scientifici che affermano questo.
Altrimenti se ci si deve basare su opinioni, non si emanano leggi, che costringono un intero popolo a conformarsi ad abitudini diventate ormai stile di vita e ahimè pure una moda, senza verificarne gli effetti collaterali.
È sempre stato un problema tutto italiano quello della verifica di ciò che diventa una realtà legiferata.
Anche in questo ci vuole coraggio di ricostruire non sul vecchio, ma guardando in altre direzioni dove il buon senso e l’amore per le cose fatte bene è la regola.
E il coraggio dobbiamo prenderlo in mano noi, popolo italiano e chiedere quello che ci spetta di diritto, perché noi siamo Umanità degna di rispetto e di onore, né più né meno delle piante, degli animali, della vita di questo pianeta, che è stato colonizzato troppo a lungo da pensieri inumani e devastanti.
Il mio pensiero invece va ai miei colleghi perché non si facciano prendere dalla paura di non rispettare la regola, ma indaghino se davvero le regole di comportamento a scuola che ci vogliono imporre siano accettabili e compatibili con la nostra missione.
Cari colleghi, mettiamoci tutti una mano sul cuore, e permettiamogli finalmente di parlare.
Avrà il coraggio… e non sbaglierà!
Rossella Ortolani