PER UNA NUOVA SCUOLA

Riflessioni sulle esigenze educative e formative degli adolescenti 

Le difficoltà e le sfide che ci si è trovati ad affrontare in questi ultimi mesi hanno reso ancor più evidente quanto già era sotto gli occhi di tutti: la scuola è stata trascurata, dimenticata troppo a lungo. E non ci si riferisce tanto alla digitalizzazione degli istituti, quanto al mancato ripensamento di un sistema, dei suoi obiettivi, delle metodologie, degli spazi e delle opportunità che deve offrire, tutti fattori necessari alla riqualificazione di un settore che è l’albero maestro di ciascuna società civile, libera e democratica.

Scopo fondamentale della scuola è quello di aiutare i giovani a sviluppare le loro naturali potenzialità, a diventare uomini e donne consapevoli, cittadini di una società che dovrebbe privilegiare la famiglia, gli affetti, il benessere anziché il profitto e la produttività.

La scuola secondaria è, al momento attuale, il grado di istruzione più sottovalutato e più soggetto a proposte divisorie e discriminanti. Poiché gli alunni sono più “grandi”, si pensa possano meglio tollerare ulteriori periodi di didattica a distanza o la frequenza su turni, l’imposizione di norme che trasmettano idee di separazione e diffidenza. Viene da pensare che il mondo degli adulti si sia dimenticato cosa ha vissuto da adolescente.

Il termine “adolescenza” deriva dal latino adolescere, che significa “crescere, svilupparsi, diventare adulto”. L’adolescenza è quindi un periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta, in cui i ragazzi vanno incontro a numerosi cambiamenti nel corpo e nella mente, acquisendo nuovi ruoli e responsabilità all’interno del contesto sociale. L’adolescente si trova a dover costruire la propria identità tra cambiamenti fisici, conflitti coi coetanei e col mondo adulto, emozioni intense a cui spesso non sa dar voce. Si tratta di un percorso obbligato non privo di avversità, che talvolta può generare profondo malessere e disturbi fisici e psicologici di diversa natura.

Qual è quindi il ruolo della scuola?

Gli obiettivi della scuola di ogni ordine e grado (quindi anche della secondaria) sono semplici e si possono riassumere nei seguenti paradigmi: 

  1. in primis, consentire il raggiungimento dell’autonomia attraverso libertà e attività. Scopo dell’azione educativa e didattica è, come scriveva Maria Montessori, “disciplinare all’attività, al lavoro, al bene, non all’immobilità, alla passività, all’obbedienza.” E’ fondamentale condurre l’alunno sulle vie dell’indipendenza, attraverso una libertà che favorisca lo sviluppo della personalità e dei propri talenti;
  2. secondo obiettivo è favorire lo sviluppo della disciplina attiva, che è diversa dalla coercizione. La libertà dell’individuo deve avere come limite l’interesse collettivo, non la norma imposta dall’alto. La disciplina attiva si raggiunge con lavoro quotidiano e con ripetuto esercizio, sotto lo sguardo attento e amorevole di adulti significativi, che, nel caso di molti adolescenti, sono un punto di riferimento forte e stabile (quando non l’unico) nella quotidianità;
  3. terzo obiettivo, incentivare la relazione interpersonale che può essere vissuta a pieno e sperimentata solo in presenza. Nonostante lo sforzo messo in campo da ciascuno, la didattica a distanza, seppur necessaria in fase emergenziale, ha evidenziato gravi limiti, non solo in termini di disuguaglianze create dalla disparità di mezzi e capacità, ma soprattutto relativi alla mancanza della componente umana, che è ciò su cui si fonda il patto educativo tra docente e discente; la Dad non è garanzia di apprendimento e lascia soli i ragazzi, che già vivono un’età critica, all’interno delle loro case e dei loro pensieri, creando barriere di isolamento personale che la tecnologia non può abbattere. Non è possibile elevare al rango di istituzione scolastica ciò che dovrebbe essere solo uno strumento a supporto della didattica;
  4. infine, contribuire al raggiungimento di competenze, abilità e contenuti specifici attraverso l’elaborazione di percorsi interdisciplinari, mirati all’apprendimento di atti utili alla quotidianità e consoni al proprio ambito professionale di riferimento. Al fine di raggiungere tale obiettivo è indispensabile basare l’attività scolastica sul lavorare insieme in un ambiente condiviso ed attrezzato, che permetta attività di lavoro/studio collettivo e collaborativo. Il lavoro di gruppo forma negli studenti le cosiddette soft skills, fondamentali nella futura realizzazione professionale: capacità di comunicazione, di collaborazione, di leadership, di gestione del tempo. All’interno del gruppo ciascuno impara a tirare fuori e a valorizzare le proprie qualità migliori e fa esperienza dell’essere contemporaneamente leader e parte di un gruppo. 

Gli spazi sono un importante elemento che merita particolare attenzione. Il primo impatto dei ragazzi con l’ambiente scolastico è fondamentale, affinché sentano quello spazio come familiare, accogliente, sicuro, un luogo nel quale possono esprimersi liberamente, scevro da imposizioni normative che non permettono la libera espressione del sé, uno spazio con adulti di riferimento che guidino fisicamente ed attivamente al lavorare attento, che siano un esempio, che insegnino a trovare la concentrazione, a contemplare, ad imparare, a rilassarsi. Questa emergenza è un’occasione preziosa che ci viene offerta per ripensare gli spazi educativi che devono diventare flessibili, attrezzati, aperti, che possono essere anche luoghi non scolastici nel senso tradizionale, che consentano di apprendere dalla realtà ed insegnino a muoversi con grazia e destrezza.

Di fondamentale importanza sono le attività all’aria aperta. I latini dicevano Mens sana in corpore sano, riservando grande importanza alla salute, sia fisica che mentale. Anche se la frase di Giovenale ha assunto sfumature di significato diverse con la modernità, va anche detto che nel corso dei secoli la scienza ha dimostrato che effettivamente l’attività fisica (e dunque un corpo sano) è in grado di prevenire alcune malattie del corpo e della mente (ad esempio l’Alzheimer). Per questo riteniamo importante che, quando possibile, le attività si svolgano in ambienti diversi, anche esterni alla scuola.

In tutto questo, il ruolo dell’insegnante è quello di chi vede le potenzialità di altre persone e crea opportunità affinché queste possano concretizzarle; l’insegnante ha il compito di riconoscere i talenti di ciascuno, di incoraggiare, accrescere l’autostima, di facilitare l’apprendimento attraverso consigli e suggerimenti pratici, di spingere l’alunno oltre quelli che egli considera come i propri limiti, di dare uno scopo all’esperienza scolastica.

Tutto questo non si può fare a distanza, né separati o limitati da turni, né sotto il giogo di norme restrittive ospedalizzanti, che trasformerebbero l’ambiente scolastico in un percorso obbligato fatto di regole rigide che minano la serenità dell’ambiente di apprendimento.

Il metodo didattico non potrà essere univoco e certamente ciascun insegnante dovrà trovare la modalità più adatta per conciliare le proprie attitudini e talenti con quelli dei suoi alunni. L’obiettivo è sempre quello di insegnare l’autonomia e la capacità di determinare la propria vita, rimanendo pronti a modificare il proprio atteggiamento favorendo la resilienza, che accresce l’autostima. Pertanto, è fondamentale che la comunità scolastica sia una “tribù” non giudicante, accogliente, collaborativa, eterogenea, aperta.

La valutazione dovrebbe misurare soprattutto le competenze trasversali, oltre a contenuti e abilità, così da abituare i ragazzi che ciò che si è vale più di ciò che si sa. Abilità interpersonali come saper interagire, ascoltare, ispirare a partecipare, mitigare i conflitti, essere autonomi; valori come onestà, integrità, puntualità, curiosità, flessibilità, rispetto ed empatia, professionalità e meticolosità sono fondamentali, trasversali allo studio dei contenuti, che dovrebbero pertanto essere semplicemente funzionali all’apprendimento.

Dal punto di vista didattico, questo momento storico è un’ottima occasione per ripartire dalla libertà di insegnamento e dall’autonomia scolastica, per costruire concretamente la nuova scuola, quella che ogni docente sogna costantemente. Dovremmo ripartire adottando le migliori soluzioni concrete per rientrare in presenza e per dedicarci finalmente, ma con spirito rinnovato, alla letteratura, all’arte, alla scienza, alla filosofia, alla matematica, insomma a tutto ciò che rende un essere vivente un essere umano.

Prof.ssa Elisa Zinnamosca – La Scuola Che Accoglie

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