ALEXANDER S. NEIL: I RAGAZZI FELICI DI SUMMERHILL
Recensione a cura di Marika Adianto
L’AUTORE
Alexander S. Neill, insegnante scozzese, diede vita nel 1921, in Austria, ad una esperienza educativa che svilupperà poi ulteriormente in Inghilterra, nella scuola comunità chiamata Summerhill, fino alla sua morte nel 1973.
LA CITAZIONE
“È ovvio che una scuola che costringe bambini vivaci a sedere nei banchi obbligandoli a imparare materie inutili, nella maggior parte dei casi, è una pessima scuola. È buona solamente per chi crede in una scuola simile, per gli individui privi di fantasia che vogliono ragazzi docili e ugualmente privi di fantasia, capaci di inserirsi senza difficoltà in un sistema che usa il danaro come misura del successo.”
PERCHÉ LEGGERE QUESTO LIBRO?
Alexander S. Neill teorizza il vero principio di un’educazione che non ha bisogno di ricorrere alla paura. Neill ha fiducia nella bontà del fanciullo, ritiene che sia provvisto di un atteggiamento ricco di amore e interesse per la vita, interesse che viene da lui identificato come una forma di felicità.
Nel suo libro parla di libertà, che non significa licenza, ma evidenzia che il rispetto per l’individuo deve essere reciproco, rispetto che, ovviamente, nulla ha a che fare con i sentimenti di colpa che servono per sottomettere il bambino all’autorità e sono un intralcio sul cammino dell’indipendenza.
L’educazione viene mostrata come un processo di liberazione e non come strumento per aumentare il consenso o per abituare per tempo al conformismo di gruppo.
SCUOLA LIBERTARIA: CHE COS’È?
È una scuola che si basa su una pedagogia libertaria, ovvero una pedagogia che riconosce al bambino la capacità di prendere decisioni in autonomia, nel rispetto della comunità in cui si trova. Una comunità in cui vivere esperienze educative che consentano di esperire azioni responsabili.
La scuola è quindi una comunità auto-educante in cui i ragazzi possono scegliere che cosa imparare, quando impararlo e come.
Per approfondire: educazionelibertaria.org
UN BRANO TRATTO DAL LIBRO
“Quando tengo conferenze ai futuri maestri e maestre, spesso rimango stupito dell’immaturità di questi giovani pieni di conoscenze inutili. Sanno un mucchio di cose, brillano di qualità dialettiche, commentano i classici, ma la visione della vita che molti di loro hanno è quella di un bambino.
Sono stati abituati a imparare e non a sentire. Questi studenti sono amichevoli, simpatici, premurosi, ma qualcosa manca loro: il fattore emotivo, la capacità di subordinare il pensiero al sentimento. Io parlo loro di un mondo che hanno dimenticato e che continuano a dimenticare. I loro libri non parlano del carattere degli individui, dell’amore, della libertà, dell’autoregolazione. E così il sistema va avanti, mirando solo a insegnare quello che c’è sui libri e separando la mente dal cuore.
È tempo di mettere in discussione l’attuale nozione scolastica di studio.”