Il Consiglio di Stato, con Decreto n. 01804/2021, conferma l’obbligo delle mascherine al banco e fissa una discussione collegiale il 22 aprile 2021, respingendo l’istanza cautelare presentata dagli Avv.ti Samanta Forasassi, Sara Forasassi e Alessandro Gaetani che, insieme a SCA – La Scuola Che Accoglie, avevano organizzato un ricorso al TAR Lazio per la rimozione delle mascherine al banco.
Il Consiglio di Stato, giudicando ugualmente “motivate” sia le opinioni scientifiche presentate dal Governo che quelle depositate dai legali, ha ritenuto inammissibile operare una scelta preferenziale, pertanto ha respinto l’istanza cautelare contro le mascherine al banco ma ha ribadito che tale obbligo è una decisione “di cui il Governo si assume per intero tutta la responsabilità.”
IL CONSIGLIO DEL GIUDICE: DOTARE CIASCUNA CLASSE DI ALMENO UN SATURIMETRO
Il Presidente Franco Frattini ha anche ritenuto opportuno esprimere una valutazione di ragionevolezza, constatando che finora che “non risulta adottata, né a livello di governo territoriale né a livello scolastico, alcuna prescrizione volta a dotare ciascuna classe almeno di un saturimetro, apparecchio assai economico e semplice da usare per qualunque maestro, onde eventualmente segnalare immediatamente casi di scarsa ossigenazione del sangue.“
Il consiglio del Giudice, dunque, è quello di sollecitare le scuole e gli uffici scolastici provinciali e regionali affinché forniscano a ciascuna classe “almeno un saturimetro”, “onde eventualmente segnalare immediatamente casi di scarsa ossigenazione del sangue” che dimostrino in maniera incontrovertibile che non costituirebbero “falsi miti” – come invece afferma il CTS – le preoccupazioni che le mascherine possano portare fenomeni di bassi livelli di ossigenazione del sangue (ipossiemia) o aumento dell’anidride carbonica (ipercapnia).
LE OPINIONI SCIENTIFICHE PRESENTATE DAL GOVERNO
Il CTS afferma che le mascherine indossate dai bambini (non si capisce se anche al banco) sono una “misura appropriata e raccomandabile” per i seguenti motivi:
- perché lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità (il CTS dimentica che l’OMS elenca una serie importante di possibili danni e afferma che dai 13 anni in su la mascherina è raccomandata solo se non si rispetti la distanza di sicurezza di un metro)
- perché lo dicono il CDS (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie USA) e l’Accademia Americana di Pediatria (ma tali istituzioni non affermano l’innocuità di un uso continuativo per oltre 5 ore e per più giorni – in realtà per più mesi – e si riferiscono a contesti pubblici e di particolare rischio epidemiologico e non a classi scolastiche con banchi distanziati, areazione costante e igienizzazione dei locali)
- perché l’incidenza del virus SARS-Cov-2 e delle sue varianti si riscontra anche nella fascia di età 6-11 anni (ma la pericolosità della variante inglese nelle fasce più basse è oggi smentita dallo studio riportato dall’Ansa pubblicato su Lancet che prova come, contrariamente, la variante inglese non abbia alcun effetto peggiorativo, né in termini di contagio, né in termini di pericolosità, sui bambini: “Il Covid-19 grave rimane un evento poco comune nei bambini e nei giovani” – Fonte: ANSA. Inoltre i dati Istat e ISS accertano che “ la popolazione più giovane, [é] più frequentemente paucisintomatica o asintomatica” e che il 96,3% dell’incremento dei decessi nel 2020 è giunto dai soggetti over 65 anni)
- perché il potenziale impatto della mascherina sull’apprendimento e sullo sviluppo psicosociale dei bambini passa in secondo piano rispetto al rischio di trasmissione del virus (le affermazioni che “Non vi sono inoltre evidenze che le mascherine possano influenzare la capacità dei bambini di concentrarsi o di imparare a scuola” sono state smentite dallo stesso CTS nel verbale n. 104 del 31.08.2020: “ Nell’ambito della scuola primaria, per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità – i.e. bambini seduti al banco – con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione – es. canto”)
- perché costituiscono “falsi miti” le preoccupazioni che le mascherine possano portare fenomeni di bassi livelli di ossigenazione del sangue (ipossiemia) o aumento dell’anidride carbonica (ipercapnia) (ma il CTS lo afferma riportando uno studio sui medici chirurghi il quale dà atto, in ogni caso, di un abbassamento dell’ossigenazione nel sangue dal 98% a 96%, finanche per l’uso della mascherina per un tempo pari ad un’ora e di un innalzamento del battito cardiaco. Si evidenzia che lo studio si è svolto in contesti con temperatura e areazione controllata, in ambiente asettico e con una ventilazione particolare, per un numero di ore ridotto, in soggetti adulti e quindi con un apparato polmonare già completamente formato, rispetto all’uso dei dispositivi imposto ai bambini. Ancora, lo studio ha mostrato le contaminazioni con plurimi microrganismi, peraltro, avendo esaminato solo la parte esterna del dispositivo. Gli studi allegati dai legali dei ricorrenti dimostrano invece che la percentuale di CO2 espirata che viene re-inalata varia da un minimo dell’1% senza mascherina, al 3% con visiera, al 9% con mascherina chirurgica – e peggio con quella artigianale – con lieve peggioramento con attività leggera, ma con grave peggioramento con attività intensa)
- perché le mascherine possono essere indossate in modo sicuro dalla maggior parte dei bambini (ci si dimentica invece che il loro uso, affinché sia utile e non dannoso, impone regole rigorose incompatibili con l’età di tutti i minori in età pediatrica, ossia dai 0 ai 14 anni. Utilizzarle in modo appropriato implica passaggi di difficile applicazione all’interno delle scuole sia secondarie che primarie, con una continua interruzione delle lezioni: il lavaggio delle mani prima; il suo cambio non appena l’utilizzatore ritenga che il dispositivo sia contaminato e in ogni caso appena diventato umido; il non toccarla nella parte davanti, ossia manipolarla utilizzando sempre gli elastici o i legacci, nel rimuoverla; il suo corretto smaltimento e, quindi, la sua chiusura in un recipiente apposito e, ancora una volta, il lavaggio delle mani, oltre al fatto che non deve essere riposta in tasca o sul banco; infine è raccomandato di non toccare la mascherina durante il suo utilizzo e, se del caso, lavare immediatamente le mani)
LE OPINIONI SCIENTIFICHE PRESENTATE DALLO STUDIO FORASASSI E GAETANI
Le evidenze scientifiche, argomentate citando numerosi studi allegati, dimostrano che le mascherine indossate dai minori sono una misura inappropriata per i seguenti motivi:
- perché plurimi studi chiariscono che la variante inglese non dà una sintomatologia preoccupante ed anzi si sta creando nei più giovani un’immunità naturale così detta di gregge (si richiamano gli studi effettuati in Austria e in India)
- perché numerosi studi hanno evidenziato come l’uso delle mascherine esponga a polmoniti batteriche e micosi
- perché negli studi non sono parse efficaci né contro le infezioni respiratorie confermate in laboratorio né contro quelle cliniche
- perché la raccomandazione di indossarle per integrare altre misure di salute pubblica non ha ridotto il tasso di infezione da SARS-Cov-2
- perché il loro uso in comunità non ha serie probabilità di portare più benefici che danni
- perché rappresentano un possibile rischio aumentato di auto-contaminazione per manipolazione della maschera e successivo contatto degli occhi
- perché è possibile un’auto-contaminazione se non si cambiano maschere umide o sporche, con condizioni favorevoli per la moltiplicazione di microrganismi
- perché sono possibili cefalee e/o difficoltà di respirazione, in base al tipo di maschere usate
- perché sono possibili lesioni cutanee facciali, dermatiti irritative o peggioramento dell’acne, quando usate di frequente e per ore
- perché generano difficoltà nel comunicare chiaramente (e le persone possono inconsciamente avvicinarsi)
- perché offrono una scarsa aderenza, in particolare per i bambini piccoli
- perché rappresentano un problema di gestione dei rifiuti, con aumento di rifiuti in luoghi pubblici, contaminazione per i netturbini e rischi ambientali
- perché aumentano le difficoltà di comunicazione per soggetti sordi che si affidano alla lettura labiale
- perché esiste una reale difficoltà a indossarle, soprattutto da parte di bambini, persone con malattie mentali o problemi cognitivi, con asma o problemi respiratori cronici, traumi facciali, e per chi vive in ambienti caldi e umidi
- perché offrono un falso senso di sicurezza, con potenziale minor adesione ad altre misure preventive critiche, come il distanziamento fisico e l’igiene delle mani
- perché il loro uso, affinché sia utile e non dannoso, impone regole rigorose incompatibili con l’età di tutti i minori in età pediatrica, ossia dai 0 ai 14 anni
- perché il loro uso prolungato e inappropriato è oltremodo dannoso e anzi inutile, considerata la popolazione in esame quale fascia a bassissimo rischio di ammalarsi e di contagiare gli altri
- perché esistono misure alternative maggiormente efficaci
- perché utilizzarle in modo appropriato implica passaggi di difficile applicazione all’interno delle scuole sia secondarie che primarie, con una continua interruzione delle lezioni: il lavaggio delle mani prima; il suo cambio non appena l’utilizzatore ritenga che il dispositivo sia contaminato e in ogni caso appena diventato umido; il non toccarla nella parte davanti, ossia manipolarla utilizzando sempre gli elastici o i legacci, nel rimuoverla; il suo corretto smaltimento e, quindi, la sua chiusura in un recipiente apposito e, ancora una volta, il lavaggio delle mani, oltre al fatto che non deve essere riposta in tasca o sul banco; infine è raccomandato di non toccare la mascherina durante il suo utilizzo e, se del caso, lavare immediatamente le mani
- perché le scuole italiane garantiscono tutte il distanziamento richiesto, oltre ad avere un rigoroso rispetto delle misure quali areazione dei local e sanificazione degli ambienti
- perché più medici si sono spesi affermando l’inutilità della mascherina e anzi la pericolosità della stessa nei bambini
- perché non sono di nessun pregio le argomentazioni di chi sostiene che le mascherine non possano aumentare l’anidride carbonica (CO2) nel sangue (ipercapnia), in quanto le molecole di anidride carbonica sono molto piccole e non possono essere intrappolate da materiali traspiranti come quelli delle mascherine: trattasi di mere elucubrazioni, contrastate dalle evidenze scientifiche (cfr. Bassetti: “Mascherina ai bambini causa problemi di salute”. Galli: “Impossibile usarla per 5 ore”)
- perché coprire con la mascherina la parte più importante di interpretazione mimica delle emozioni che si vivono – cioè la bocca e attorno alla bocca – crea una distorsione della comunicazione empatica con i bambini, oltre all’ipossia ed ipercapnia, alla maggior possibilità di infezione, all’alterazione della microbiota della bocca e delle vie aeree; per il bambino il vissuto emozionale è veramente fondamentale, ci sono strutture cerebrali che vengono modificate a vita per esperienze traumatiche vissute nell’infanzia
- perché diversi medici affermano l’esistenza di rischi per la salute, osservando che le mascherine possono essere un pericolo per la salute: mal di testa, aumento dell’insufficienza respiratoria, ipossia e ipercapnia
- perché danno origine a numerosi fastidi sensoriali e dispercezioni e non mettono il bambino nella condizione favorevole di sentirsi libero e a suo agio, per essere naturale e spontaneo con se stesso e verso gli altri
- perché molti bambini lamentano difficoltà respiratorie, sensazioni di ansia e soffocamento di marca ipocondriaca e che sfociano in alcuni casi in veri e propri attacchi di panico; e quando tali sintomatologie si acuiscono, spesso emerge il rifiuto scolastico
- perché rispetto agli adulti i bambini si infettano meno e in modo meno grave; trasmettono meno e lavorare a contatto con molti bambini non è affatto un fattore di rischio maggiore per il personale della scuola
- perché i bambini (18 anni e più giovani) per lo più sperimentano un decorso clinico benigno di COVID-19 e non sembrano essere stati il principale vettore di SARS-CoV-2 nella comunità
- perché il loro uso è consigliato dalla comunità scientifica internazionale e nazionale solo laddove non sia possibile mantenere le distanze e solo laddove vi siano rischi di assembramento, come emerge dallo stesso DPCM impugnato il quale specifica che, nei corsi di alta formazione ammessi in presenza, “al pari delle scuole secondarie” come, ad esempio, corsi di specializzazione o esami pubblici, NON è previsto l’uso della mascherina in posizione statica e, quindi, in un contesto di adulti già di per sé più esposti al contagio di quanto non siano i bambini
- perché al tavolo del ristorante e soprattutto nei bar, ambienti certamente più affollati e caotici oltre che meno controllati di un’aula scolastica e dove il contact tracing è di fatto non applicabile, i dispositivi non si usano in posizione statica (si richiama l’allegato 9 dell’ultimo DPCM: “… I clienti dovranno indossare la mascherina tutte le volte che NON sono seduti al tavolo …”)
- perché nel febbraio del 2020 il Ministero della Salute affermava: “… Inoltre, la mascherina non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie”
- perché il Governo obbliga il suo uso continuato e indiscriminato senza seguire le linee dell’OMS e dell’ECDC che raccomandano, contrariamente, l’impiego solo laddove non sia garantito il distanziamento di 1 metro e, in ogni caso, diversificato a seconda dei contesti e dell’effettivo concreto rischio. Oltre a non tenere in debito conto la comunità scientifica che, da più parti, evidenzia la dannosità di tale dispositivo
- perché uno studio osservazionale su chirurghi che indossavano mascherine chirurgiche durante interventi di durata che variava da 1 a 4 ore ha mostrato le contaminazioni con plurimi microrganismi, peraltro avendo esaminato solo la parte esterna del dispositivo, oltre ad aver rilevato una lieve diminuzione della saturazione arteriosa di O2 di 2 punti % e un aumento della frequenza cardiaca di circa 5 battiti al minuto. Non sono risultati da prendere alla leggera, non solo perché ai bambini si impone oggi di indossare mascherine per tempi ben più prolungati e persino – irresponsabilmente – durante l’attività fisica!, ma perché prove epidemiologiche, nella popolazione generale, hanno mostrato già da decenni (Kannel, 1987; Gillum, 1991; Benetos, 1999; Seccareccia 2001 – Istituto Superiore di Sanità) un aumento del rischio di morte totale e coronarica (certo, a lungo termine) in relazione all’aumentare della frequenza cardiaca media a riposo, indipendentemente dai tradizionali fattori di rischio coronarico, inclusa l’ipertensione arteriosa (Seccareccia [ISS], 2001)
- perché in Italia si ha una produzione giornaliera di rifiuti da mascherine pari a circa 410 tonnellate, con un valore medio per la fine del 2020 di 100.000 tonnellate di rifiuti; la produzione di rifiuti da guanti sino a fine anno sarà di un valore medio di 200.000 tonnellate. Questi numeri devono necessariamente indurci a comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente” (Fonte: ISPRA)
- perché da più parti emerge come i dispositivi in circolazione e anche quelli forniti agli istituti scolastici non solo non sono a norma e di difficile portabilità, ma anche pericolosi e non efficaci
- perché con il DPCM impugnato, oltre a un’evidente contraddittorietà e carenza di istruttoria, si è proceduto omettendo totalmente il corretto bilanciamento dei diversi diritti costituzionali coinvolti, con una lesione grave della salute intesa come integrità psichica e fisica dei minori
- perché l’uso indiscriminato delle mascherine ha ingenerato plurime preoccupazioni per la forte incidenza sulla salute dei minori e adolescenti, fascia debole, sottoposta alle maggiori restrizioni e, sin dall’inizio della pandemia, di fatto dimenticata dall’apparato amministrativo in merito ai suoi bisogni essenziali, non solo di socializzazione e istruzione, ma anche di salute psicofisica, esponendola a rischi ben maggiori, purtroppo, del Covid-19
- perché l’ultimo DPCM, contemplando la sola “possibilità” di prevedere l’obbligatorietà della mascherina nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto con la “eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”, ha condizionato la possibile prescrizione generalizzata dell’uso delle mascherine solo ed esclusivamente per il caso di impossibilità di garantire il distanziamento (il TAR Lazio nella sentenza n. 2102/2021 chiarisce che per isolamento si deve intendere la possibilità di mantenere un metro di distanza ed è comunque evidente come anche per il CTS la distanza sia la misura fondamentale e non certo l’uso della mascherina).
- perché sono un compromesso per la salute, da spingere solo fin dove sia ragionevolmente chiaro che i benefici sanitari prevalgono sui danni fermandosi quando si raggiunge (o supera) quella soglia. Un principio cui non si dovrebbe derogare è: a chi emette una raccomandazione, o addirittura l’obbligo di una misura universale e intrusiva, spetta l’onere di esibire le prove di sicurezza (primum non nocere) oltre che di efficacia e di stabilire un chiaro beneficio netto complessivo per la comunità, prima di obbligare ad adottarla. Chi invoca il principio di precauzione in merito alle mascherine (nelle circostanze indicate) in realtà lo sta capovolgendo
- perché in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente
- perché non è di nessun pregio l’idea di proteggere i minori dal contagio poiché la misura avrebbe lo stesso razionale che indossare in permanenza un elmetto, per proteggersi da crolli del soffitto, o da distacco di pezzi di cornicione quando si esce in giardino
- perché l’obbligo di uso della mascherina per gli infradodicenni anche con il distanziamento e in situazioni di staticità si pone in contrasto con la disposizione di cui al D.L. 7 ottobre 2020, n. 125 anche nella parte in cui essa fa salvi i protocolli e le linee anti- contagio, e dunque le disposizioni impartite con il “Protocollo di sicurezza 0-6”, il “Protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico” e il decreto del Ministro dell’istruzione 26.06.2020, n. 39 recante “Adozione del Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021”, che non prevedono affatto l’utilizzo continuativo della mascherina anche al banco.
- perché il verbale del CTS n. 104 del 31.08.2020 “Misure di Prevenzione e raccomandazioni per gli studenti di ogni ordine e grado” precisa, a pag. 7: “Nell’ambito della scuola primaria, per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizioni di staticità (i.e. bambini seduti al banco) con il rispetto della distanza di almeno un metro (n.d., cd. “rima buccale”, ovvero distanza di un metro tra bocca e bocca) e l’assenza di situazioni che prevedono la possibilità di aerosolizzazione (es. canto)”