È un piacere ascoltare i giovani! Ma quando argomentano con intelligenza, saggezza e lungimiranza, ascoltarli diventa addirittura un onore, perché ci dimostrano che una speranza per l’umanità esiste ancora.

È con profonda emozione e gratitudine che La Scuola Che Accoglie oggi diffonde uno dei tanti pensieri limpidi e visionari di questi giovani saggi (perdonateci se abbiamo sottolineato ed evidenziato il testo del discorso, ma abbiamo sentito la necessità di prendere appunti).

“Questo non è più un Governo al quale si possano fare delle richieste.” Manifestare e fare richieste va bene, ma solo “fintanto che è vivo il patto sociale, fintanto che chi occupa le Istituzioni è legittimato a farlo. Il patto sociale è stato rotto. Va bene: la Costituzione veniva violata anche prima… Ma se tu lo fai formalmente ha un’altra valenza. Noi vogliamo soprattutto creare un’organizzazione solida – che abbia anche altri strumenti al dilà della manifestazione – e che soprattutto permetta di incontrarsi di persona, di parlare, di riflettere e di confrontarsi su temi come l’inviolabilità del corpo. È una questione, questa, che si combatte sui grandi principi: non si vince con i cavilli giuridici. Bisogna che – soprattutto tra noi giovani – entri una nuova cultura, una nuova concezione del mondo e di certi principi inviolabili. Oltre ad azioni di protesta come le manifestazioni, noi vogliamo creare qualcosa da contrapporre a quello che è diventato un potere arbitrario. Un qualcosa che non sia passeggero, che non sia ‘Vado in piazza, mi vedo con gli altri, manifesto… poi ognuno ritorna nel suo isolamento’. No: deve essere una struttura che c’è e che rimarrà per molto tempo.”

Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.

Bob Dylan