Cronaca di una mattinata amara
Spett.le Preside,
stamattina, come Lei sa, ho chiamato la portineria della scuola e ho riferito alla signora Emma che dovevo consegnare e far protocollare una lettera a Lei indirizzata, ma che, non disponendo del GP, immaginavo di non poter entrare e ho quindi detto che avrei atteso pazientemente all’esterno.
Ho poi parlato con la DSGA la quale mi ha riferito che, a sua volta, avrebbe dovuto chiedere il permesso a Lei. Ho infine appreso che, da Sue disposizioni, non mi era possibile farLe giungere la lettera perché la normativa vigente non lo permette e che ”mi avrebbe fatto sapere”.
Questi i fatti.
Dopo 21 anni di onorato servizio sono stata umiliata, lasciata fuori dal cancello, trattata come una delinquente, un’untrice pericolosa, una reietta.
Mi chiedo allora se le Sue parole, il Suo sguardo commosso e il Suo abbraccio il giorno in cui mi ha consegnato la lettera di sospensione fossero sinceri. So di dirigenti che si sono ribellati a questo scempio, ma io non mi sono permessa di giudicarLa. Ognuno agisce in base alle proprie possibilità e alla propria dose di coraggio.
Dopo quanto è accaduto stamattina mi chiedo tuttavia come il dirigente (ormai vi chiamate così, purtroppo) di una fondamentale agenzia educativa (ma lo è ancora?) quale dovrebbe essere la scuola possa avallare comportamenti così palesemente discriminatori. La stessa che pretende di insegnare agli (ormai martoriati) alunni i valori del rispetto, dell’uguaglianza e della democrazia. La stessa che celebra la Giornata della Memoria ”per non dimenticare”. La stessa che pretende di insegnare la Costituzione.
Quanta ipocrisia, mio Dio.
Di fronte a questa deriva antidemocratica io penso che un dirigente scolastico non debba preoccuparsi soltanto di ”pararsi le spalle”, ma dimostrare, quantomeno, buon senso e preservare in sé un briciolo di umanità verso chi, a seguito di norme ingiuste, è stato strappato ai propri alunni e privato di mezzi di sostentamento che sono alla base della dignità umana.
Ho il cuore colmo di amarezza, ma anche la calma di chi sa di essere dalla parte della giustizia. Non credo riuscirò a tornare a insegnare in questo istituto. Se mai dovessero reintegrarmi (e non ne sono affatto certa) non potrei guardare in volto tutti i colleghi che hanno manifestato una totale indifferenza di fronte a quanto è accaduto.
Forse non tornerò nemmeno a insegnare nella scuola pubblica, una scuola/azienda sempre più burocratica nella quale non mi riconosco più da tempo e si è persa la centralità dei ragazzi e della nostra vera missione.
La storia ha dimostrato che da questi silenzi, da questa indifferenza, da questa complicità sono iniziati i periodi più cupi e sono state commesse le peggiori atrocità. Tutto inizia a piccoli passi. Lenta erosione della democrazia. Manipolazione. Pensiero unico. Emarginazione di chi dissente. Che esempio state dando alle nuove generazioni? L’avallo della prepotenza e dell’arbitrio?
Il nostro è un paese di ignavi, Dante lo aveva gia’ capito sette secoli fa. Siete tutti complici di questo abominio. Mi chiedo se mai un giorno, forse troppo tardi, ve ne renderete conto.
Distinti saluti
Luce Calgaro
Docente di lettere, persona perbene, sospesa