Il distanziamento è il nuovo patrimonio dell’umanità?
Può realmente salvarci dalla malattia?
Le risposte a queste domande non sono universalmente condivise. La discussione non si placa e continua a far inasprire gli animi, radicando posizioni opposte, ciascuna convinta di essere nel giusto e nel vero. Le contrapposizioni si esasperano, con l’unico risultato di lasciare campo libero a chi sostiene il divide et impera.
Cui prodest?
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La socialità, la relazione, la condivisione, l’accoglienza sono da sempre patrimonio dell’umanità, valori imprescindibili della comunità umana, leggi naturali che hanno permesso agli esseri viventi di sopravvivere. In tempi duri e bui, nelle difficoltà e di fronte alle più grandi minacce della storia gli uomini si sono uniti, hanno collaborato per non soccombere. Fin dall’antichità vivere da soli significava morte ed estinzione, vivere in piccole comunità, villaggi e città permetteva invece di sperare in una vita più lunga e sicura, dove l’uno stava a fianco dell’altro a beneficio di tutti.
I valori sono cambiati? Può, dunque, il distanziamento diventare la nuova normalità?
Se siamo esseri sociali che hanno bisogno dell’altro, possiamo privarci del diritto naturale allo stare insieme? Quali sono i costi di questa privazione?
Il benessere dell’individuo dipende dall’interazione di corpo e mente. Sacrificare uno a discapito dell’altro può provocare degli squilibri. L’essere umano non è solo un organismo biologico, ma un essere complesso, dotato di intelligenza, di emozioni, della capacità di creare, rielaborare, condividere. E’ nella sua natura la necessità di vivere in comunità. Può autolimitarsi per un breve periodo di tempo, ma non può sacrificare il proprio istinto alla socialità per lunghi periodi senza subire ripercussioni psicologiche o emotive.
Ad oggi, un unico diritto, quello alla salute fisica, ne prevarica altri altrettanto importanti, ovvero quello alla libertà, all’autodeterminazione di sé, all’educazione, al lavoro… Sopravvivere diventa più importante di vivere e in breve tempo ci accorgiamo che per paura di morire abbiamo rinunciato alla vita.
Come acqua, tendiamo alla coesione. Possiamo infrangerci come le onde contro gli scogli e tornare ad essere gocce, ma la natura ci riporterà costantemente ad essere parte del mare. Quando l’onda parte, nulla la può fermare e con sé porta tutto ciò che incontra sul suo percorso.
Cosa vogliamo che porti con sé?