Scrivo per riportare la mia esperienza (pessima) di “didattica dell’emergenza” a distanza.
Ho un bambino di 6 anni che frequenta la prima elementare, un altro di 4 anni che frequentava la scuola dell’infanzia nei mezzani e una piccola di 9 mesi. Con questa sono 6 settimane che ho tutti e tre chiusi in un appartamento di 70 metri quadri con un piccolo terrazzo, senza giardini, cortili, orti o spazi aperti in cui farli correre.
Sorvolando sugli enormi disagi che questa quarantena ha recato alla nostra produttiva famiglia, parliamo della scuola a distanza.
Le maestre si prodigano ogni settimana a inserire sul registro virtuale una sorta di agenda da seguire giornalmente per mantenere una “parvenza di normalità e di routine”. Per poter seguire questi impegni giornalieri ci sono ogni settimana una trentina di schede allegate, che noi genitori dobbiamo scaricare, stampare, collegare e graffettare in base alle materie. Il lunedì è il mio incubo, come del resto il martedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì.
Ho a casa un marito che lavora dalle 8:00 alle 19:00 in smart working, che ha bisogno di un minimo di silenzio per poter parlare con i clienti.
Metto mio figlio sul comò di camera mia e iniziamo, tra lamenti (suoi) e urla (mie). Le consegne scritte in un piccolo carattere in stampatello minuscolo e le novità, come le sottrazioni, obbligano me a seguirlo per le 4 ore, che servono per completare i compiti di giornata.
Sono una mamma severa ma non sarò mai presa seriamente come maestra.
Io sono “la mamma”, e quello è il mio lavoro, tutto quel che sto facendonelle ultime 6 settimane lo faccio per amor di mio figlio, per esigenza ma non mi compete. Allo stesso tempo ho una bimba di 9 mesi che mi gattona per casa attaccandosi ovunque e richiamando l’attenzione con urla e pianti e un bimbo di 4 anni annoiato da distrarre con lavoretti… più tutto quel che mi passa per la mente.
Senza calcolare che per fare tutto ciò io non sto lavorando e con un solo stipendio non riusciamo a coprire serenamente tutte le spese.
La scuola non ha organizzato video lezioni né videoconferenze, non vede maestre e compagni da 6 settimane. Ogni giorno devo fotografare verifiche, dettati, conticini, trasformarli in pdf e caricarli sul registro, nella speranza che anche quel giorno non sia “impallato”. Questa situazione è ingestibile e prima o poi dovrò tornare a lavorare, chi mi sostituirà come “maestra”? Come pensano che le famiglie possano sostenere questa situazione?
Perdonatemi se mi sono dilungata ma questa cosa che i bisogni dei nostri bambini non siano mai stati presi in considerazione in tutta questa situazione mi fa impazzire.
Nadia
Scrivo dalla provincia di Vicenza. Sono la mamma di un bambino che “frequentava” la terza classe.
La Situazione che stiamo vivendo è alquanto surreale a livello di sensazione, ma purtroppo fin troppo reale nella quotidianità. Posto il fatto che tutti questi DPCM molto probabilmente eludono gli artt. 2, 10, 16, 32 della nostra Costituzione e non so ancora quanti altri, dal punto di vista di obbligo all’istruzione direi che abbiamo gravi lacune e mancanze.
La “didattica a distanza” non è sufficiente per creare un rapporto alunno-insegnante soddisfacente. Il rapporto infatti proprio non c’è. Immagino ci si possa confrontare con situazioni presenti in altri Stati di grande ampiezza come ad esempio l’Australia, dove i bambini seguono le lezioni via radio. In questi contesti, però, c’è sempre la presenza di un insegnante “di appoggio” che lavora assieme allo studente o agli studenti in ascolto. La lezione avviene per tutti allo stesso momento.
Nella nostra situazione, invece, vengono utilizzate tecnologie non adatte alle richieste. Infatti il registro elettronico non è fatto per dare i compiti a casa. Diventa difficilissimo, per chi lo deve controllare, trovare i vari file relativi con codici e numeri che non identificano quanto riportato in descrizione in un’altra sessione del registro elettronico. Insomma la situazione è caotica e difficile posta in questo modo. Per lo meno nella nostra realtà di classe terza di una scuola elementare.
Diventa difficile dover riportare i compiti fatti e difficile la comunicazione. Sappiamo bene quanto questo schermo annulli completamente l’empatia nelle comunicazioni interpersonali e nei rapporti. Anche per la didattica diventa deleterio.
Bene per Homeschooling, ma allora facciamolo come si deve. Nel pieno rispetto della dignità umana, anche dei più piccoli.
Credo che alla lunga questo non potersi vedere creerà nei bambini delle dinamiche di problematiche che potranno sfociare anche nella loro vita futura di ragazzi adolescenti e adulti. Già avevano fatto molto con le esclusioni a causa della legge 119/2017, ora sono tutti esclusi. Tutti.
Paventano un settembre a turni, chi al mattino, chi al pomeriggio… Mi chiedo come faranno i genitori… Paventano 1 metro fra i banchi… L’unica nota positiva è che “finalmente” chi avrà la febbre o il vomito o la cacarella resterà a casa, evviva! Spero che tutto questo abbia fatto aprire gli occhi a quei genitori che, noncuranti della salute altrui, mandavano bellamente i bambini malati a scuola, con il rischio di far ammalare tutti gli altri, comprese maestre e personale ausiliario, o li mandavano appena fatto il vaccino mprv che, come sappiamo, comporta infettività per ben 6 settimane. Avete presente in 6 settimane quante persone vedevano quei bambini vaccinati a scuola, negli sport, nelle case, nelle Chiese? …Quando erano aperte.
Tornando sul sentiero, aspettiamoci di tutto, ma non abbassiamo la guardia. Sappiamo benissimo che stanno testando un vaccino (che probabilmente renderanno obbligatorio previa frequenza, o previo esame, o previa patente, o previo accesso all’ufficio o in ambiente lavorativo) che ha già fatto uccidere 7 bambini africani. Che siano stati dei volontari? Io non credo. Questo vaccino verrà fatto su di un virus che continua a cambiare e quindi, come per il vaccino anti-influenzale non servirà se non a iniettare nel corpo una serie di sostanze nocive collaterali a un virus attenuato per altro non aggiornato.
Eh, la natura è più veloce, cari Bill & Melinda Foundation… Saremo pronti e preparati. Come sempre. Facciamo le ore piccole nel leggere documenti che ci possano fornire una situazione più chiara possibile, a tutto tondo, nelle cure previste (pare che negli ultimi giorni stia facendo effetto l’eparina in presenza di DIC provocata dal virus) e nei diritti costituzionalmente previsti anche per i bambini oltre che per noi adulti cittadini.
Arriveremo preparati come sempre. Supportati da gruppi importanti come La Scuola Che Accoglie ed altri che si battono per la libertà di scelta terapeutica. Perché, ad esempio, è previsto costituzionalmente rifiutarsi di fare il tampone, che sarebbero risultati pregni del virus Sars-Cov-2 e forniti dalle ditte collegate alla Bill & Melinda Foundation. In Italia ce ne sono quattro.
Abbiamo tanto tempo, adesso è giunto il momento di usare Google per verificare quanto da me riportato.
Nella speranza che tutto questo finisca, perché in un modo o nell’altro finirà, ringrazio voi che date questo spazio e ringrazio tutti i genitori che assieme vorranno fare gruppo e breccia affinché a settembre (o anche a maggio) i bambini possano essere TUTTI A SCUOLA!
Un caro saluto da una mamma qualsiasi, che si informa fuori dal main stream prodotto dalla TV di regime, su piattaforme dove si possono leggere le informazioni vere e non falsate dal regime attuale.
Eva

Spedisci anche tu, sotto forma di lettera aperta all’indirizzo tutela.scuola@lascuolacheaccoglie.org, le tue esperienze sulla “didattica dell’emergenza” a distanza e le soluzioni “che funzionano” – anche se non ottimali – che temporaneamente sono state adottate! Le pubblicheremo in home page sul nostro sito e nella sezione IL CORAGGIO DI TUTELARE LA SCUOLA