La “didattica dell’emergenza” a distanza è poco adatta perché i professori stessi non sono in grado di gestire questa tecnologia, alcuni sono latitanti e la connessione spesso salta. I bambini più piccoli si distraggono facilmente, i ragazzi mentre ascoltano fanno altro. Non c’è contatto e si stanno alienando. Sta arrivando la depressione, i genitori si trovano a svolgere il mestiere dell’insegnante, cosa impossibile. Bisogna tornare a scuola.
Susanna
Sono mamma di un ragazzo di seconda media.
È immediatamente percepibile quanto la scuola a distanza non possa assolutamente sostituire l’insegnamento in presenza. La Scuola è scuola di vita, non è solo un passaggio di informazioni.
I ragazzi crescono nel rapporto che si instaura fra loro e con l’insegnante, con il confronto aperto e diretto, siamo esseri umani, non macchine.
Questi (ormai) mesi di scuola a distanza portano i ragazzi a perdere molto tempo davanti ai videogiochi o ai video in generale al posto di parlare, scherzare o discutere con i compagni. Ciò porta solitudine, chiusura, depressione e carenza di gioia di vivere e di stimoli vitali. Se continuasse così diventerebbero adulti senza il necessario confronto diretto con gli altri, svuotati di senso critico facilmente manipolabili da chi volesse ottenere da loro comportamenti di cieca obbedienza a stereotipi sociali.
L’essere umano è un essere sociale e si può sviluppare solo nella socialità, nasce libero e solo la libertà fa sì che la società si possa evolvere e migliorare.
La Scuola deve rendere i nostri giovani dei buoni cittadini, liberi e consapevoli, e solo le mattinate fuori casa, insieme ai coetanei e agli insegnanti, possono dare loro la forza e l’autonomia di pensiero necessari alla crescita.
So che anche per gli insegnanti è molto dura questa situazione, nella quale sentono di non poter dare quello che vorrebbero.
E i nostri figli cominciano ad avere un grande desiderio di rivedere i compagni e anche i professori, comincia ad essere pesante anche per loro.
Oltretutto la scuola a casa e il lavoro a casa potrebbero giustificare l’ampliamento della rete 5G e allora la salute di tutti potrebbe essere compromessa.
Vedo la soluzione della “didattica a distanza” solo come un sostituto temporaneo in caso di necessità, nulla di più.
Arianna Malavolti
Per quanto riguarda la nostra esperienza di genitori di figli grandi (terza media e quarta liceo), non ci troviamo impegnati nel coadiuvarli in modo pratico, vista l’età e dato che, fortunatamente, in questi anni li abbiamo resi autonomi nell’uso del mezzo informatico e dei vari programmi, per cui ora sono indipendenti nella gestione delle lezioni e dei compiti loro assegnati.
Quello che vediamo essere “pesante” è l’aspetto emotivo: i nostri figli soffrono per la mancanza di rapporti umani, per non avere il loro spazio condiviso fuori dalla famiglia nel quale misurarsi con l’altro e avere uno scambio con altri adulti.
Finito questo momento critico, i bambini e i ragazzi devono tornare a scuola, tra i loro compagni e i loro maestri e professori.
Chi sta decidendo per noi al Governo non pensi che, dal momento che siamo impossibilitati a dire il nostro parere, accetteremo l’ipotesi che non si faccia più scuola in presenza: non è affatto così!
La Scuola NON si deve toccare!
Rosa Lumi
Sono pienamente d’accordo con il fatto che la “didattica dell’emergenza” a distanza non possa sostituire la scuola pubblica in presenza. Ho 4 figli, uno al liceo, una all’ultimo anno di scuola media (forse salterà il primo esame della sua vita e questo non è un bene), uno all’asilo (piccolo) e uno al quale per scelta non abbiamo fatto fare la “primina”, convinti dell’importanza di fargli vivere l’ultimo anno di asilo ad “imparare” non tanto la prescrittura, ma una relazione con le maestre basata sulla crescita per poter affrontare il prossimo anno l’inizio della scuola elementare.
Trovo che per quanto i professori e le maestre si stiano impegnando molto con video di lavoretti e racconti di storie bellissime, questo non possa sostituire il loro “essere lì”.
Non mi dilungo oltre, ma sono sicura che la scuola debba tornare ad essere un luogo FISICO e, dopo questa “parentesi”, ancor più umano e non virtuale.
Stella
Spedisci anche tu, sotto forma di lettera aperta all’indirizzo tutela.scuola@lascuolacheaccoglie.org, le tue esperienze sulla “didattica dell’emergenza” a distanza e le soluzioni “che funzionano” – anche se non ottimali – che temporaneamente sono state adottate! Le pubblicheremo in home page sul nostro sito e nella sezione IL CORAGGIO DI TUTELARE LA SCUOLA