Cerca e analizza con cura le fonti citate nell’intervista al Dr. Thomas Hardtmuth, poi rispondi alle seguenti domande:
- Hai trovato elementi a conferma delle tesi del Dr. Hardtmuth oppure hai rinvenuto fonti che le ridefiniscano o che suggeriscano nuovi punti di vista?
- Ritieni che gli argomenti trattati dal Dr. Hardtmuth possano interessare alcuni aspetti del nostro vivere comune come leggi ordinarie, regolamenti, disposizioni organizzative, comportamenti di organizzazioni e società mondiali?
Il Dott. Thomas Hardtmuth è stato chirurgo all’ospedale di Heidenheim per molti anni. Dal 2015, si dedica interamente allo studio dei microorganismi. Parlare con lui apre una nuova prospettiva sui virus, spesso vituperati solo come agenti patogeni (fonte luogocomune.net)
Leggi l’intervista originale in tedesco
DR.Thomas Hardtmuth:
“È GIUNTO IL MOMENTO DI GUARDARE I VIRUS CON OCCHI DIVERSI”
Come arriva un chirurgo ad occuparsi così intensamente di microrganismi e soprattutto di virus?
THOMAS HARDTMUTH: La scintilla iniziale è stata il disastro della Deepwater Horizon nel 2010. L’omonima piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico è bruciata e affondata. Il petrolio greggio si è riversato in mare per tre mesi, per un totale di 800 milioni di litri. Nel corso dei rapporti avevo letto che l’olio veniva scomposto da batteri chiamati Alcanivorax borkumensis. Sono stati scoperti vicino a Borkum, da cui il nome. Difficilmente si presentano in acqua di mare pulita, ma non appena il petrolio greggio vi si diffonde, improvvisamente costituiscono il 90% della popolazione batterica dell’acqua, dopo di che scompaiono di nuovo. Si potrebbe definire i microrganismi come una specie di sistema immunitario degli oceani o della biosfera. Il loro compito è quello di riportare tutto ai cicli naturali. Questo è quello che ha fatto la Alcanivorax nel Golfo del Messico. Non si considera il fatto che questi cicli materiali funzionano così meravigliosamente. Di questo non si leggeva quasi nulla nel caso di quella catastrofe petrolifera, ma solo storie dell’orrore. Per me, questo è stato il motivo per guardare più da vicino i microrganismi come esseri benefici nel mondo. La composizione dei germi negli oceani, nei fiumi, nei laghi e nel suolo – è come un’orchestra che suona insieme in modo magistrale.
Cosa ha scoperto in merito a i virus?
TH: I virus sono coinvolti nella regolazione delle dinamiche di popolazione. Ovunque ci sia un’eccedenza, troppa massa, i virus vengono a bilanciare, regolare e correggere; creano un equilibrio nella biosfera. Questo vale anche per noi umani. Il biologo evoluzionista Wolfgang Schad ha detto una volta che i virus sono la sostanza originaria della vita fisica. La scienza moderna la vede in modo simile. L’ipotesi “virus first” o il concetto di “mondo RNA” non significa altro che la prima cosa che è esistita nel mondo vivente sono stati i virus. Però senza strutture stabili, era tutto un unico fluido, senza direzione, solo “caos creativo”. Oggi ci sono molte prove scientifiche per il fatto che gli elementi di base della vita, come le basi nucleiche e gli aminoacidi, da cui si costituiscono anche i virus, sono arrivati sulla terra dal cosmo. Non avendo un proprio metabolismo, i virus sono completamente dipendenti dal contesto ambientale. Bensì i virus portino informazioni genetiche nella cellula, ciò che viene fatto di queste informazioni non è deciso dal virus, ma dalla cellula o dall’organismo. L’errore centrale che prevale oggi è che i virus sono considerati come agenti che agiscono, come soggetti che agiscono autonomamente. Questo è anche l’elementare l’errore di pensiero nella crisi Corona. Non sono i virus stessi a cambiare qualcosa, ma l’organismo che cambia qualcosa con l’aiuto dei virus come sostanza fisica di base.
Potrebbe precisare un po?
TH: Le radici spirituali di questo problema risalgono alla metà del XIX secolo, quando è nata l’intera la teoria dell’infezione. Si trattava, dopo tutto, di una grande disputa storica tra Robert Koch (1843-1910) e Louis Pasteur (1822- 1895) da una parte, e Max von Pettenkofer (1818- 1901) e alcuni ricercatori francesi come Claude Bernard (1813-1878) dall’altra. Koch e Pasteur erano dell’opinione che ogni malattia infettiva fosse causata esclusivamente da batteri o virus, mentre Pettenkofer e i suoi compagni di ricerca credevano che il fattore decisivo fosse l’ambiente che gli agenti patogeni incontrano, le condizioni di vita, le circostanze esterne. Per dimostrare che i germi da soli non causano malattie, Pettenkofer e alcuni dei suoi studenti hanno bevuto mezzo litro di acqua contaminata da batteri del colera. Nessuno di loro si è ammalato di colera, alcuni hanno avuto un po’ di diarrea e basta. Ma tutto questo non servì a nulla, Koch e Pasteur uscirono vincitori da questa disputa, anche se entrambi lavoravano con metodi sleali. Tuttavia, da allora domina l’opinione che tutto il male provenga dai microrganismi. Se li si distruggesse, non ci sarebbero più malattie.
In che modo i due hanno imbrogliato?
TH: Koch non si è esattamente coperto di gloria con il suo scandalo della tubercolina. Pasteur lasciò circa 100 quaderni sui suoi esperimenti e decretò che quelle note non dovevano mai essere pubblicate. Ma un suo pronipote li rese disponibili, e lo storico medico americano Gerald Geison (1943-2001) li analizzò e li pubblicò nel suo libro “The Private Science of Louis Pasteur”. Mostra una notevole contraddizione tra ciò che è stato scritto sui suoi esperimenti nei quaderni e ciò che ha pubblicato. Tutto ciò che non si adattava, semplicemente lo ometteva. Ma fino ad oggi, la sua reputazione non ne ha sofferto. La scienza deliberatamente lo ignora.
Ma i batteri e i virus possono essere contagiosi…
TH: Sì, certamente, ma non sono l’unico fattore che determina se ci si ammala o meno. Questo è illustrato da un esempio del tempo dell’influenza spagnola. Questa epidemia di influenza non è iniziata in Spagna, ma in circa 20 campi militari negli Stati Uniti – gli spagnoli sono stati solo i primi a rendere pubblico questo fatto. Questi campi erano gli ‘hotspot’, irrimediabilmente sovraffollati di soldati, e in queste condizioni estremamente anguste e sotto lo stress della prima guerra mondiale, questa epidemia è poi scoppiata, e in realtà in tutti i campi quasi contemporaneamente. Non è stato possibile rintracciare alcuna catena di infezione tra i singoli campi. Perciò, furono fatti dei tentativi piuttosto brutali di creare infezione: i prigionieri delle prigioni militari furono reclutati come cavie e fu loro promesso un indulto se si fossero resi disponibili per questi esperimenti. Hanno poi spazzolato le secrezioni da persone gravemente malate di influenza e le hanno spruzzate nella bocca e nel naso dei soggetti del test. Questo è un metodo che nessun comitato etico approverebbe oggi. Nella prima serie di esperimenti a Boston, nessuno dei 60 soggetti si è infettato, nemmeno uno! Poi gli esperimenti furono ripetuti a San Francisco, ma anche lì non ci fu alcun contagio. Tutto questo si può leggere nel libro “Influenza” di Gina Kolata, biologa molecolare americana e giornalista scientifica. Si può vedere da questo che i virus non sono gli attori principali, ma l’organismo, che in condizioni di salute impedisce ai virus di entrare nelle sue cellule. Questo non dipende dal virus, ma soprattutto dallo stato dell’organismo! Ma anche se un virus viene accolto in una cellula, ci sono ancora molti modi diversi in cui il corpo lo affronta. La fissazione radicale sui microbi come causa di tutti i mali sta creando tutto questo caos che oggi abbiamo. E’ qui che nasce la paura perché gli esseri umani sembrano non avere alcun potere di influenzare ciò che sta accadendo e sono impotenti di fronte alla minaccia virale. E la paura è peggio del virus, perché indebolisce il sistema immunitario.
Perché l’altra parte, l’ambiente, è così ignorata?
TH: Tutta la medicina standardizzata e la grande industria farmacologica su larga scala si basa su Koch e Pasteur. Non si guardava più alla singola persona e alle sue condizioni di vita, ma nel microscopio. Ci si fissava completamente sull’eliminazione degli agenti patogeni. All’essere umano e la sua condizione non si è data più alcuna importanza. Si diceva che tutto poteva essere fatto in laboratorio. Questo è stato un cambiamento di paradigma nella medicina che ha effetto ancora oggi. Da Ippocrate (c. 460-730 a.C.) e Galeno (c. 129-199 d.C.), lo stile di vita era considerato la base di tutta la salute. Questo è stato in gran parte eliminato dal pensiero medico e l’attenzione si è concentrata unicamente sulla lotta contro i germi. Senza questa immagine nemica dei virus, una crisi corona e il panico mondiale non sarebbero nemmeno possibili. Questi modelli di paura sono diventati profondamente radicati nelle abitudini di pensiero, e vengono nutriti sempre e sempre ancora dai media. Inoltre, la definizione del termine pandemia è stata cambiata nel 2009 nel contesto dell’influenza suina. In precedenza, una pandemia era definita da tre criteri: 1. doveva trattarsi di un nuovo virus, che 2. doveva diffondersi rapidamente, e 3. doveva causare gravi sintomi di malattia e molti morti. Si ha semplicemente cancellato punto 3 in quel momento. Questo ha reso possibile dichiarare come pandemia ogni ondata di influenza, come la recente influenza suina. È stata l’ondata più innocua di molti anni, ma ha portato fatturati giganteschi all’industria farmaceutica. Se si guarda bene, si trova sempre la causa delle pandemie nelle condizioni di vita. Non sono mai solo i batteri o i virus, è sempre anche l’ambiente.
Intende con ciò anche il lato ecologico?
TH: Sì, questo si esprime oggi nel movimento “One Health”: La salute non è più concepibile senza l’ecologia. Prendiamo la schistosomiasi, per esempio, che uccide centinaia di migliaia di persone ogni anno, soprattutto in Asia e in Africa. La schistosomiasi è una malattia dei vermi trasmessa dalle lumache d’acqua. Le larve del verme perforano la pelle della persona e migrano verso gli organi interni dove si sviluppano in coppie di vermi adulti le cui uova vengono espulse attraverso la vescica o l’intestino e a loro volta raggiungono l’acqua e le lumache come ospiti intermedi. In passato, la schistosomiasi era meno problematica perché le lumache venivano mangiate dai gamberi di fiume. Tuttavia, da quando sono state costruite più dighe in Asia e anche, per esempio, in Egitto ad Assuan, i gamberi di fiume non trovano più condizioni di vita adeguate, le lumache si moltiplicano in massa e con loro i patogeni della schistosomiasi. La situazione è simile nel caso della la malaria. Uno studio in Brasile ha dimostrato che il numero di casi di malaria aumenta del 50% se solo il 4% della foresta pluviale di una regione viene disboscata. Se vuoi studiare le epidemie, devi cercare: Dove regnano delle condizioni disumane? Dove la natura non è in equilibrio? Dove ci sono paura, terrore, fame e malnutrizione e, soprattutto, condizioni di vita anguste e inadeguate per uomini e animali? Dove sono disturbate le sfere di autonomia degli esseri viventi? È lì che scoppiano le epidemie. Le guerre sono il miglior oggetto di studio per le epidemie. In termini puramente biologici, una epidemia è una monocultura microbica. Le monocolture sono sempre legate a delle patologie – nell’agricoltura e nella silvicoltura come nell’allevamento industriale, ma anche nella sfera sociale, allora si parla di conformismo o totalitarismo.
Dov’è successo questo nel caso di Corona?
TH: Cambiamenti nell’ecologia sono sempre accompagnati da infezioni virali. E gli esseri umani hanno cambiato massicciamente l’ecologia e l’hanno portata fuori equilibrio in molti luoghi, con l’agricoltura industriale e l’industrializzazione e molte altre misure. Quando le condizioni di vita cambiano, anche il genoma degli organismi deve adattarsi di conseguenza, e i virus sono sempre stati una sorta di materiale in questo senso. Perché riscrivere i genomi è complicato. Se si guarda l’albero genealogico dei virus influenzali, risalgono alle anatre in Cina. Nel XVII secolo, hanno iniziato a mettere le anatre nelle risaie. Mangiavano le lumache e le erbacce e concimavano i campi con i loro escrementi. Questa era una meravigliosa simbiosi ecologico-economica tra la cultura del riso e le anatre. Negli anni ’80, i cinesi hanno iniziato a costruire allevamenti di pollame sul modello americano, soprattutto nel Guangdong, nel sud. Oggi, numerosi virus patogeni hanno origine lì, che sono mutanti delle anatre da risaia originali, ma in cui non hanno prodotto alcuna malattia. Gli allevamenti sono dei veri e propri hotspot per i germi patologici. Personalmente, non credo che abbiamo davvero a che fare con un virus completamente nuovo nel caso di Corona, ma con una mutazione che proviene da una di queste fabbriche di carne. La domanda interessante è: perché un virus in un animale che attraverso l’uomo subisce dello stress si trasforma in una forma patogena per l’uomo?
Sembra quasi la vendetta della natura…
TH: È qui che inizia la biologia della moralità! Ogni volta che si interviene marzialmente nelle condizioni naturali e si agisce in modo insensibile e distruttivo, si creano detriti, e questi volano intorno alle nostre orecchie come epidemie. I virus e i batteri, che hanno raggiunto queste condizioni di equilibrio totale nel corso di milioni di anni, restano improvvisamente senza patria e diventano improvvisamente profughi. E vanno in situazioni a cui in realtà non appartengono. È proprio quello il fenomeno caratteristico, che solo il cambiamento dell’ospite del virus è collegato alla malattia. Ecco perché la ricerca sul microbioma è così eccitante. Ci sono circa 50 trilioni di microrganismi che ci colonizzano, principalmente nell’intestino, e la loro composizione è altamente individuale per ogni persona. Il rapporto batteri-virus è di circa 1:10, quindi ospitiamo molti più virus che batteri. Tra loro ci sono anche molti cosiddetti patogeni, che però sono in un rapporto di quantità equilibrato tra loro – diventano patogeni solo sotto forma di monocoltura, quando una specie prende il sopravvento. Oggi si presume che l’equilibrio ecologico della nostra flora intestinale individuale sia regolato attraverso i virus. E un microbioma intestinale equilibrato individualmente ha molto a che fare con la nostra salute animico-spirituale. Rudolf Steiner disse una volta la strana frase: “Noi sottraiamo i pensieri alla flora intestinale”. Mi ci è voluto molto tempo per capirlo.
Lo può spiegare?
TH: Questi microorganismi in noi rappresentano una sorta di memoria del passato primordiale. Noi tutti ne siamo emersi e abbiamo conservato nel nostro intestino un estratto della biosfera primordiale. Steiner parla ripetutamente dell’uomo come di un essere mondiale contratto e individualizzato. Si potrebbe parlare a lungo di questo, è questo antico approccio filosofico di microcosmo e macrocosmo. Se prendiamo questo alla lettera e pensiamo a tutta la natura, nel suo stato germinale in noi, attivo come microbioma, allora non deve avvenire nessuna ulteriore evoluzione, ma i microorganismi devono rimanere in questo stato originale, altrimenti diventa patologico. Se iniziano ad evolversi, allora abbiamo a che fare con delle infezioni. E se Steiner intende dire che gli sottraiamo i pensieri, allora sono proprio queste le forze formative che normalmente condizionano l’ulteriore evoluzione dei microbi in forme di vita superiori e multicellulari. Questi potenziali formativi li sottraiamo ai microrganismi e li usiamo per noi stessi nella formazione del pensiero. La ricerca moderna ha scoperto da tempo questo asse intestino-cervello. La vitalità dell’elemento animico-spirituale nell’uomo dipende fortemente dall’integrità di questo micromondo. L’uomo supera costantemente le leggi intrinseche dei microorganismi in modo che essi non si sviluppino ulteriormente. Qui si tratta soprattutto di forze; non ha a che fare con la chimica. Quando una persona diventa depressa o soffre di disturbi d’ansia è un problema di equilibrio di queste forze, non un disturbo del cervello. Dobbiamo uscire da questi schemi di pensiero biochimici. Non possiamo più analizzare biochimicamente questi milioni di specie microbiche diverse che interagiscono in noi; andiamo irrimediabilmente contro il muro con i nostri metodi di studio convenzionali. Dobbiamo pensare diversamente, non più in termini di sostanze, ma in termini di forze, dinamicamente. Qui ci vedo sulla soglia di una nuova medicina.
Torniamo ancora da Corona. Ma la SARS-CoV-2 è una realtà?
TH: Sì, certo. Ma questi virus Corona sono ovunque. Se una persona si prende la polmonite oggi, spesso lo si trova perché non si cerca altro. Se si guardasse da vicino, si troverebbero centinaia di virus diversi e i loro mutanti – altamente individuali in ogni persona – che si comportano in modo alterato in una tale infezione. Questo mondo virale deve essere forzato alla visibilità con un enorme sforzo tecnico per poterlo percepire; questo è possibile solo nel microscopio elettronico. Lì si vede un’istantanea fissa di qualcosa che in realtà è un processo altamente dinamico.
E secondo lei a cosa sono dovute questi gravi decorsi?
TH: Non ai virus, ma alle condizioni. Perché lo stesso virus dovrebbe causare diverse malattie gravi in diversi paesi? Questo non ha senso. I decorsi gravi colpiscono persone che o sono molto anziane, si trovano in situazioni di forte carico o sotto stress permanente, o che hanno già diverse malattie e un sistema immunitario debole. Bisogna sempre guardare da vicino e analizzare le condizioni. Ci sono innumerevoli modi diversi per rendere le persone immunologicamente deboli. La solitudine, per esempio, l’essere lasciati soli è uno di questi. Oggi sappiamo che la solitudine è uno dei fattori di malattia più potenti di tutti, e molte persone sono morte di solitudine nelle case di riposo e nelle RSA dopo il blocco – con o senza il virus. In Italia, c’erano molti assistenti geriatriche polacche che si sono precipitati a casa all’inizio del lockdown, molti anziani improvvisamente sono rimasti senza sufficiente assistenza e lasciati soli. Inoltre, i posti letto negli ospedali sono molto scarsi in Italia, in Spagna e anche in Francia in campagna a causa delle misure di austerità, il che porta allo scompenso delle strutture di cura e a reparti sovraffollati ogni anno nel contesto delle ondate influenzali. Ci sono sempre molti fattori che portano a un cambiamento di mortalità nei vari paesi; non può essere spiegato solo dal virus.
Pensa che il test PCR per la SARS-CoV-2 sia utile?
TH: È molto discutibile, a dir poco. Non so cosa venga effettivamente misurato. Certo, si può dire che è il genoma del virus. Ma si comincia a riflettere se si conosce le dinamiche dei virus e si sa come i virus trattano il loro materiale genetico – c’è un costante sminuzzamento e spostamento avanti e indietro. I virus sono “campioni del mondo nello splicing”, come dice la nota virologa Karin Mölling. Lo splicing è la plasticità genetica con cui i trascritti genici si adattano al rispettivo contesto ambientale situazionale. Il test PCR rappresenta una visione a tunnel estremamente ristretta. Si sceglie una minuscola particella genetica dallo striscio tra innumerevoli microrganismi e si dichiara che questa è l’origine causale di una malattia, in questo caso del Covid-19. Non riesco a capire questo. Più si studia il test PCR, più diventa discutibile. Se tutti fossero messi al corrente riguardo all’affidabilità e la mancanza di validità di questo test, la pandemia sarebbe probabilmente finita in fretta. Può davvero essere definito come grossolano, persino criminale, fuorviante depistaggio quando si parla costantemente di nuove infezioni. Si tratta solo di risultati di test, che in primo luogo non dicono nulla sullo stato di salute di una persona. Ma su questo test si basa l’intera argomentazione della pandemia. Tuttavia, siamo costantemente popolati da decine di migliaia di virus. Ce ne sono sempre di nuovi, così come ci sono sempre cose nuove nel mondo che accogliamo ed elaboriamo – in questo il livello biologico e quello animico-spirituale sono molto affini. Alcune cose provocano una crisi, altre ci sovraffaticano e ci ammaliamo. Ma la maggior parte viene semplicemente integrata come un’esperienza – senza malattia. Il 99% di tutte le contaminazioni virali passa senza sintomi di malattia. Continuiamo a rielaborare il nostro genoma con l’aiuto di questi virus. In misura sempre maggiore si scopre che il nostro genoma è composto da virus.
Mi scusi?
TH: Lo sappiamo dai retrovirus, i cui geni sono integrati direttamente nel genoma della cellula ospite e quindi – quando questo accade nelle cellule germinali – porta a un cambiamento genetico nella specie con nuove caratteristiche. Nel genoma umano, ci sono migliaia di cosiddetti retrovirus endogeni che possono essere ricondotti a “infezioni” precedenti. Ogni volta che succede qualcosa di nuovo nell’evoluzione, quando gli organismi si modificano geneticamente, questo è legato ai virus. Sono il substrato fisico di tutta l’innovazione e la biodiversità, in un certo senso i “fecondatori originali”. Abbiamo ripreso la vitalità del genoma dal mondo virale ossia la dobbiamo a loro. Tutta la flessibilità e la vitalità genetica è resa possibile dai virus. Rappresentano la biodiversità sulla terra. Sono altamente plastici, si decompongono e si ricompongono costantemente. La cosiddetta virosfera è il pool genetico dinamico della terra, dal quale gli organismi si aiutano a fare nuove proprietà. È giunto il momento di guardare i virus con occhi diversi.
Thomas Hardtmuth
(Traduzione di Korinna Kreutzmann / Hugo van der Zee)