La Scuola Che Accoglie (SCA) è un movimento composto da un ristretto gruppo di insegnanti, educatori e pedagogisti che operano in diverse regioni italiane e che hanno scelto di occuparsi di educazione e apprendimento.
Mai come in tempi così difficili è importante ritornare ai valori: il mondo in cui viviamo è organizzato in sistemi – politico, economico, sanitario, scolastico, giuridico, … – che si basano su regole e dicotomie che costringono a uno schieramento e alla rieducazione del “diverso”.
Noi di SCA La Scuola Che Accoglie crediamo invece che ciascuno sia unico e irripetibile e che abbia un ruolo fondamentale, con le proprie capacità e talenti, nella costellazione umana.
Per questo La Scuola Che Accoglie intende ripartire da un nuovo paradigma dell’educazione.
GLI OBIETTIVI DI SCA
La Scuola Che Accoglie:
- si propone di favorire la crescita di consapevolezza nell’insegnamento e nell’educazione di tutti i soggetti coinvolti nella relazione educativa, promuovendo i valori di accoglienza e rispetto individuati da SCA nel Manifesto CresCo – Percorsi per la Crescita Consapevole
- sostiene l’inclusione nelle istituzioni scolastiche di tutti i bambini, ragazzi e professionisti della scuola, indipendentemente dal loro stato vaccinale
- promuove la tutela delle libertà nelle scuole
MANIFESTO SCA
CresCo – Percorsi per la Crescita Consapevole
PREMESSA
Alla parola “Scuola” nel dizionario Treccani si legge: “Scuola, dal lat. schŏla, dal gr. σχολή, che in origine significava (come otium per i Latini) libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico, e più tardi luogo dove si attende allo studio.”
Questa è per noi la Scuola. Non un edificio, un insieme di discipline da imparare, regole da rispettare, prove da valutare, ma un tempo calmo da dedicare a se stessi, dove poter coltivare le proprie forze umane, spirituali e creative, per crescere in coscienza e consapevolezza.
La Scuola è il luogo dove diventare Esseri Umani portatori di valori universali che contribuiscono alla crescita di tutti e di ciascuno, dove ognuno raggiunge in maniera naturale il proprio posto nel mondo, così da poterlo arricchire con i propri talenti e con la propria singolare peculiarità.
Il nostro Manifesto intende rinnovare questa visione antica della scuola, osservando i processi di educazione e istruzione da un punto di vista diverso: al centro di tutto torna l’individuo nella sua completezza, l’Essere fatto di corpo, emozioni, mente, spirito; il focus dell’attività educativa e didattica è spostato sulla crescita e sullo sviluppo olistico di bambini e ragazzi che, attraverso i contenuti, arrivano alla consapevolezza di sé e del mondo.
Educazione e Istruzione sono attività complementari, strettamente interconnesse, che contribuiscono alla realizzazione della formazione di ogni individuo; entrambe sono responsabilità sia della famiglia che della Scuola e della società e non possono derogare a una delle due attività, ma concorrono, ciascuna con le proprie capacità e possibilità, alla crescita dei giovani.
L’obiettivo è semplice e riassumibile in un assunto: la Scuola ha come scopo quello di affiancare l’individuo affinché possa crescere in completezza, coscienza e consapevolezza.
Il Manifesto CresCo – Percorsi per la Crescita Consapevole si rivolge a chiunque intenda occuparsi di educazione e istruzione dei giovani: docenti nella scuola pubblica o privata, in homeschooling o istruzione parentale, educatori, facilitatori dell’apprendimento, esperti che si occupano di laboratori di cinema, teatro, musica, arte, ecc., genitori, cittadini.
Ogni Maestro, ovvero colui che conduce, guida, consiglia, insegna, per utilizzare la più ampia accezione latina del termine, mette a disposizione se stesso, la propria conoscenza e la propria competenza di essere umano, al servizio dei valori e degli obiettivi che conducono allo sviluppo delle potenzialità creative dell’Essere Umano.
L’azione del Maestro che progetta secondo la nostra proposta dovrà avere alcuni punti saldi di riferimento (valori, obiettivi, ruolo, ambiente di crescita, approccio metodologico), all’interno dei quali elaborerà un proprio percorso didattico-educativo nel rispetto sia delle proprie attitudini e predisposizioni, sia di quelle dei giovani di cui si occupa.
I PUNTI CARDINE
1. VALORI
Ogni azione didattico-educativa si fonda su valori universali.
- Non nuocere – Prima di agire, osservare, comprendere e poi decidere se e quale azione intraprendere per il bene proprio e altrui.
- Dignità – Agire tenendo sempre presente la centralità dell’essere umano, con l’intento di rispettare e non umiliare.
- Libertà – Di essere, di apprendere, di condividere e di trasmettere.
- Accoglienza – Sospendere il giudizio e accogliere empaticamente.
- Presenza e consapevolezza – Essere fisicamente qui e ora, insieme.
- Ascolto – Accogliere in una dimensione di ascolto attivo e non giudicante, attraverso l’osservazione partecipata anche del linguaggio non verbale.
- Relazione – Senza relazione non c’è crescita: diventiamo noi stessi attraverso la cura di sé e degli altri.
- Rispetto – Porsi in un atteggiamento interlocutorio e non prevaricante; comprendere se stessi per comprendere gli altri.
- Tempo calmo – Considerare il tempo come una risorsa e non come un tiranno; dilatare i tempi della vita così da andare in profondità.
- Responsabilità – Essere consapevoli e protagonisti delle proprie scelte, dopo aver valutato l’impatto delle stesse sulla propria realtà.
- Autonomia e indipendenza – Attraverso fiducia ed esperienze si sviluppa la capacità di pensare e fare da soli.
- Autodeterminazione – Libertà di scelta come tendenza vitale innata da non inibire.
- Felicità – I sentimenti e le situazioni positive favoriscono il benessere psico-fisico.
- Stupore e meraviglia – Coltivare la curiosità stimola la fantasia e l’immaginazione.
- Natura – La sacralità della Natura come madre e origine di tutte le cose, come guida e fonte d’ispirazione.
- Bellezza e armonia – Educare alla bellezza e all’equilibrio per educare alla democrazia.
- Fiducia – In sé, negli altri e nella vita.
- Coraggio e passione – Rispondere alle sfide della vita, rinunciando alla paura e accogliendo il nuovo.
- Ironia – Vivere la vita con leggerezza e semplicità.
- Spiritualità – Riconoscere la complessità dell’essere umano, valorizzandone i suoi diversi aspetti materiali e spirituali, per mantenerli in armonia tra loro.
2. OBIETTIVI
Ogni azione didattico-educativa si prefigge di raggiungere obiettivi che favoriscano la crescita consapevole dell’individuo.
- Nutrire l’animo umano, per contribuire allo sviluppo armonico dell’individuo nella sua totalità.
- Favorire il contatto tra l’anima e il corpo, attraverso la conoscenza di sé, l’ascolto e la consapevolezza.
- Sviluppare il pensiero critico e il pensiero divergente, seminando dubbi e suscitando domande.
- Sviluppare la creatività per prendere consapevolezza delle proprie potenzialità.
- Stimolare un agire consapevole e responsabile nella vita privata e pubblica.
- Educare alla giustizia non alla legalità, promuovendo un approccio critico e attivo di ricerca e riflessione costante su valori etici e morali condivisibili.
- Sostenere lo sviluppo della propria identità, anche in relazione all’altro da me e in relazione alle sfide che la vita ci pone.
- Coltivare l’autostima che si fonda sulla fiducia in sé, sul coraggio e sull’ironia; fortificarsi imparando dalle difficoltà.
- Sviluppare la capacità di decidere per se stessi in autonomia e con responsabilità.
- Allenare i sensi alla bellezza, alla felicità, allo stupore e alla meraviglia della Natura, al fine di mantenere un buon equilibrio psico-fisico.
- Vivere nel tempo presente progettando con fiducia il futuro.
3. RUOLO DEL MAESTRO
Quando insegniamo, insegniamo ciò che siamo, non ciò che sappiamo. L’essere umano impara per imitazione, non solo i comportamenti del corpo, ma anche i processi mentali, l’espressione dei sentimenti, lo sguardo sulle cose materiali e immateriali del mondo.
Fondamentale è, quindi, il percorso di crescita personale che il Maestro svolge nel corso della propria vita, quel lavoro su di sé che passa attraverso le esperienze materiali e spirituali, un cammino che porta all’acquisizione di maturità e saggezza, scevre da giudizi o condizionamenti.
Allora il Maestro può diventare osservatore e facilitatore, colui che osserva senza intervenire imponendo un proprio modo, colui che vede le potenzialità di bambini e ragazzi e crea opportunità affinché essi possano concretizzarle.
Il Maestro ha, in sintesi, il compito di:
- riconoscere i talenti di ciascuno;
- incoraggiare, accrescere l’autostima;
- creare percorsi di crescita attraverso contenuti adeguati all’età, alle inclinazioni, ai bisogni di chi impara;
- facilitare l’apprendimento attraverso consigli e suggerimenti pratici;
- spingere l’individuo oltre quelli che egli considera i propri limiti;
- dare uno scopo all’esperienza di apprendimento;
- rispettare il tempo di apprendimento del bambino e del ragazzo.
4. AMBIENTE DI CRESCITA
Il primo impatto di bambini e ragazzi con lo spazio di apprendimento è fondamentale, affinché sentano quello spazio come familiare, accogliente, sicuro, un luogo nel quale esprimersi liberamente, rilassarsi, lavorare in silenzio, trovare la concentrazione, contemplare, imparare.
Per “ambiente di crescita” si intende il contesto reale e non virtuale in cui si impara, ovvero sia l’insieme degli spazi e delle cose che l’individuo può liberamente scegliere e usare, che il contesto di relazione in cui questi sono inseriti. Il Maestro, inizialmente, non farà altro che aiutare il bambino o il ragazzo ad orientarsi tra tante cose diverse, affinché possa apprenderne l’uso, lasciandolo poi libero nella scelta e nell’esecuzione del lavoro.
Gli ambienti di apprendimento dovrebbero essere:
- essenziali: realtà piccole, lente, belle, semplici, curate nei dettagli. Lo spazio si configura come un luogo protetto, un ambiente che educa in una comunità educante;
- belli: l’importanza della bellezza, dell’ordine di un luogo, oltre alla sua dimensione funzionale, non è secondaria se si intende proporre un modus vivendi a misura d’uomo, che ne rispetti le esigenze psico-fisiche e spirituali, facendo sentire gli individui a proprio agio, accolti. Sapere di poter entrare in uno spazio bello, con tutto ciò che occorre per imparare, che non limiti nel movimento e nella creatività non può che incentivare all’apprendimento;
- colorati: anche il tema dell’utilizzo del colore negli ambienti di apprendimento è oggetto, da molto tempo, di numerosi studi. Ogni spazio dovrebbe essere caratterizzato da un colore specifico, che ne completi l’utilizzo. Ad esempio, il color giallo solare o arancione tenue stimolano e rasserenano, trasmettono una sensazione di sicurezza, favoriscono l’attività mentale, le capacità logiche e l’operosità, allontanando fatica e sonnolenza; il colore verde, colore della vita per eccellenza, della terra e della natura in continua rigenerazione, favorisce la riflessione, la calma, sviluppa l’armonia nei pensieri e dà pace ai sensi; l’azzurro e il blu sono colori che stimolano la creatività, sostengono la capacità di apprendimento, riducendo l’iperattività e aiutano l’intelligenza logica;
- flessibili, così da consentire, all’interno di un unico spazio, di lavorare in modi diversi a seconda dell’argomento e dell’attività da svolgere, con piccoli e semplici spostamenti che bambini e ragazzi possono effettuare in autonomia, imparando anche a muoversi nello spazio con grazia e destrezza. Come ogni luogo di lavoro, lo spazio dovrebbe essere dotato di tutti gli arredi e degli strumenti funzionali all’attività che vi si svolge.
Di fondamentale importanza sono anche le attività all’aria aperta e la possibilità di muoversi all’interno dell’ambiente di studio/lavoro e tra ambienti diversi, in un continuum tra interno ed esterno. I latini dicevano mens sana in corpore sano, riservando grande importanza alla salute sia fisica che mentale. Anche se la frase di Giovenale era abbastanza diversa dal significato che poi ha assunto con la modernità, va anche detto che nel corso dei secoli la scienza ha dimostrato che l’attività fisica (e dunque un corpo sano) è in grado di prevenire anche alcune malattie della mente (ad esempio l’Alzheimer), oltre a consentire il riappropriarsi dei ritmi naturali, a stimolare i sensi, l’osservazione, la curiosità, la ricerca.
Per questo è importante che, quando possibile, le attività si svolgano in ambienti diversi, anche esterni alla scuola, attraverso uscite a piedi nel territorio che siano da stimolo per lo svolgimento delle attività didattico-educative e trasformino la città in una “scuola diffusa”.
A questo proposito, va ricordato che la “città” (per città si intende il contesto urbano nel quale la Scuola è inserita, sia esso un piccolo paese, una cittadina, un quartiere o un rione) in cui la Scuola è inserita è parte dell’ambiente di apprendimento e contribuisce all’azione educativa. Chi vive o opera nella “città” è co-responsabile della formazione di bambini e ragazzi, sia attraverso l’esempio che in un ritrovato spirito di buon vicinato, che considera i bambini e i ragazzi come esseri in crescita che vanno affiancati dalla comunità.
Il numero di bambini o ragazzi per ogni spazio di apprendimento dovrebbe essere ridotto.
5. APPROCCIO METODOLOGICO
Alla base dell’apprendimento vi è una buona pratica della respirazione, che insegna a prendere coscienza di sé, a vivere nel momento presente, a riappropriarsi del silenzio, a concentrarsi, a focalizzare le energie verso un obiettivo.
Questa attività di base può essere trasmessa dal Maestro che ne ha coltivato la pratica o da esperti che possono introdurre sia i discenti che i Maestri a buone pratiche rilassanti e silenziose.
L’approccio metodologico avrà come punti cardine:
- il lavoro sui talenti, le predisposizioni e le intelligenze multiple, tenendo presenti i tre livelli di corpo, cuore e mente;
- il rispetto dei tempi di lavoro, a misura di ogni bambino e ragazzo;
- l’apprendimento anche attraverso il gioco, per comprendere le regole e per maturare relazioni sociali, oltre a coltivare immaginazione, fantasia, capacità di narrazione;
- il fare con le mani, per avere il tempo di contemplare, ascoltare, percepire con i sensi, così da mobilitare tutto l’essere;
- l’apprendimento della scrittura prima dell’utilizzo dello strumento tecnologico-digitale, che va sempre considerato come un mezzo, non come fine;
- l’importanza del fornire conoscenze prima che competenze, sapere per il sapere, accettare che talvolta si fatica per imparare, lo studio come impegno, come responsabilità, come educazione civile;
- l’approccio laboratoriale attivo, che stimola lo spirito di iniziativa, il lavoro in gruppo, l’elaborazione di strategie per la risoluzione dei problemi, per ottenere un risultato collettivo, dove ognuno ha un ruolo e delle competenze specifiche da mettere in campo;
- l’uso delle discipline insegnate in una visione trasversale, per nuclei tematici multidisciplinari, dove il fine non è la nozione, o il singolo dato mnemonico, ma l’allenamento alla complessità e all’intreccio fra più campi d’esperienza e di conoscenza;
- il collaborare per l’apprendimento di ognuno nell’ottica di un progetto comune, esercitando la sana competizione solo su se stessi;
- la non standardizzazione e categorizzazione in livelli di apprendimento orientati verso saperi minimi generalizzati;
- la valorizzazione di filosofia, letteratura, storia, arte, musica come discipline fondamentali per lo sviluppo umano e spirituale;
- la valorizzazione dell’educazione psico-motoria e del gioco libero, del movimento del corpo come base per l’apprendimento, come espressione di libertà e di consapevolezza di sé, in relazione alla crescita olistica dell’individuo;
- l’importanza di imparare all’aperto, scoprendo e sperimentando il territorio;
- la rinuncia alle etichette (DSA, BES…), alla scuola della diagnosi e del disturbo, ripensandone l’approccio a partire dalle potenzialità di ciascuno.
UNA POSTILLA SULLA VALUTAZIONE
La questione della valutazione è la più dibattuta e complessa da dirimere. In una società altamente competitiva, il processo della valutazione può avere risvolti che incidono su vari e profondi aspetti della vita di una persona.
A partire dalla predisposizione di un ambiente collaborativo e un clima sereno, è importante perseguire una valutazione che rispetti l’essere umano e il percorso individuale di ciascuno. Se si pensa alla valutazione come parte del processo educativo e di crescita dell’individuo, si scopre che il confronto più fertile e fecondo avviene con se stessi e con i propri principi e valori. Condizionare la valutazione al confronto competitivo con gli altri, con il mondo e la società, alimenta paura e insicurezza, inibendo la crescita armonica dell’individuo e pregiudicando, talvolta in maniera irreparabile, opportunità importanti per la vita futura, se non addirittura il benessere della persona.
Scartata questa ipotesi di processo valutativo, è quindi fondamentale educare all’auto osservazione e alla consapevolezza dei propri stati d’animo rispetto alle esperienze che si attraversano: alla ricerca costante di un benessere profondo e di una soddisfazione di sé che si arricchiscono di significato e valore nel confronto costante e sereno con se stessi.
Fatte queste premesse, siamo consapevoli della necessità per chi opera nelle scuole statali, paritarie e comunali di dover comunque valutare, ma si invita a ripensare alla valutazione come uno scambio di informazioni fra docente e allievo che crei confronto e complicità riguardo alle strategie da mettere in atto, da parte del docente, per essere comprensibile ed efficace e, da parte dell’alunno, per migliorare le sue competenze e palesare le sue difficoltà senza paura del giudizio degli altri, sia insegnanti che coetanei.
Questo anche nella consapevolezza dell’estrema utilità dell’errore per riflettere e far riflettere tutto il gruppo di lavoro sui possibili inciampi del processo di apprendimento e sull’attivazione delle capacità attentive nell’individuazione dell’errore stesso.
La parola valutazione deriva dal latino valēre «essere forte, sano; essere capace; significare» e fa riferimento implicito ad una qualità dell’individuo, piuttosto che alla quantità di ciò che possiede.
Possiamo tentare allora di fornire alcuni spunti di riflessione che abbiano come assunto di base la presa in considerazione di aspetti qualitativi anziché quantitativi nel processo valutativo.
Quale che sia il sistema che si intende (o si deve) utilizzare si dovrebbe, quindi, sempre tener presente che il processo di valutazione si riferisce ad ogni singola prova, non esprime un giudizio sull’individuo e ha l’obiettivo di:
- rispettare i tempi di ciascuno, mettendo in relazione il punto di partenza di ogni bambino e ragazzo con i cambiamenti avvenuti nel percorso di apprendimento;
- considerare “l’errore” parte fondamentale del percorso di crescita;
- considerare che il processo di apprendimento non è un percorso competitivo e quindi non necessita di valutazioni quantitative;
- coinvolgere chi impara e chi insegna nella definizione dei criteri di valutazione, attraverso una riflessione metacognitiva guidata e adeguata all’età, al fine di favorire l’autovalutazione consapevole.
Ci vuole un intero villaggio per far crescere un bambino.
Proverbio africano